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trillyina 04 maggio

 

L'Ossario di Oslavia è stato costruito nel 1938 in corrispondenza della Quota 153 del Monte Calvario su progetto dell'architetto romano Ghino Venturi. Il complesso era stato voluto dal regime fascista per raccogliere le spoglie dei soldati caduti nelle diverse battaglie della Grande Guerra combattute nella zona di Gorizia e Tolmino (oggi in Slovenia).

 

 

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trillyina 04 maggio

 

Il Sacrario Militare di Oslavia o Monumento Ossario di Oslavia è un monumento commemorativo situato presso la Quota 153 del Monte Calvario, nei pressi di Oslavia, frazione di Gorizia. Fu inaugurato nel 1938 su progetto dell'architetto romano Ghino Venturi, su iniziativa del regime fascista, con l'obiettivo di raccogliere le spoglie dei soldati caduti durante la prima guerra mondiale, nelle battaglie che si svolsero nella zona di Gorizia e Tolmino (oggi parte della Slovenia).

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trillyina 04 maggio

 

Buongiorno e felice domenica❤️

 

Non confrontarti con gli altri, confrontati con chi eri ieri.

 

 

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trillyina 04 maggio

 

 

 

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trillyina 04 maggio

 

 

Cancello del ghetto di Gorizia all'ingresso del giardino Bruno Farber.

 

 

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trillyina 04 maggio

 

La presenza di ebrei a Gorizia è attestata sin dal XVI secolo. Le famiglie dei Morpurgo e dei Pincherle erano impegnate in attività di prestito. Nel 1698 fu istituito il ghetto. La residenza coatta non pregiudicò lo sviluppo demografico della comunità che dalle 256 persone nel 1764 passò alle 270 nel 1788, che divennero 314 nel 1850. La componente ebraica, in prevalenza aschenazita ovvero di provenienza tedesca, ha lasciato numerosi segni e donato alla città personaggi illustri come Carlo Raimondo Michelstaedter (1887-1910), Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907) e altri ancora. Essa era essenzialmente legata alla componente italiana della città, molti ebrei furono ferventi patrioti italiani, ad esempio Carolina Luzzatto e lo stesso Ascoli. La vitale comunità ebraica di Gorizia fu praticamente cancellata con la deportazione e lo sterminio nei lager tra il 1943 e il 1944. Il deportato più giovane, Bruno Farber, è ricordato con l'intitolazione del giardino adiacente alla sinagoga: aveva tre mesi e diciannove giorni.

A testimonianza della presenza ebraica a Gorizia resta anche l'antichissimo cimitero di Valdirose (in sloveno Rožna Dolina; ora in territorio sloveno, frazione del comune di Nova Gorica). Il censimento del 1876 contò 692 lapidi, la più antica delle quali risale al 1371. Oggi molte di esse sono andate perdute o risultano poco leggibili.

 

 

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trillyina 04 maggio

 

Il nome della via è di origini italiane e deriva dalla parola rastrello che significa porta a forma di rastrello. Nel Medioevo, quando questa porta si chiudeva, separava il borgo castellano dalla campagna circostante. La Via Rastello fu la via commerciale principale di Gorizia/Gorica per centinaia di anni. Nonostante i cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni, alcuni negozi, trattorie e laboratori conservano ancora le loro vetrine nell’aspetto originario.

 

Dall’agosto del 1916 fu uno dei principali assi di spostamento delle truppe italiane che venendo da via Santa Chiara erano dirette verso il nuovo fronte costituito sulla linea San Marco – Vertojba. Dal gennaio 1917, esattamente di fronte a via Cocevia, le truppe italiane avevano collocato uno dei punti presidiati, disseminati in tutta la città per tenere sotto controllo eventuali sortite da parte austriaca. Sulle finestre tra i sacchi di sabbia vi erano le feritoie per le postazioni dei fucilieri.

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trillyina 04 maggio

 

 

 

Via Rastello: la strada del commercio

Il suo nome deriva dal cancello a forma di “rastrello” che in epoca medievale, nelle ore notturne, separava la cittadella sorta intorno al castello dalla campagna circostante.

La parte più antica della strada è quella superiore, dove le case sembrano continuare l’una dentro l’altra, mentre la parte inferiore si sviluppò nel corso del Seicento, con edifici a forma di blocco chiuso intorno a cortili interni su cui si affacciano balconate sovrapposte. La via Rastello fu per secoli il principale asse commerciale cittadino, dove sorgevano numerose le botteghe di mercanti e artigiani.

Pare che ancora nell’Ottocento nelle ore di punta della mattinata il traffico qui fosse frenetico, a causa del continuo via vai di persone e carrozze, a cui si aggiunse, nell’ultima parte del secolo, anche il tram. Gli acquirenti calavano in massa dalle valli dell’Isonzo e del Vipacco, territori allora compresi nella  provincia di Gorizia e poi passati alla Jugoslavia nel 1947. A ricordo di quell’epoca passata restano i tanti negozi, osterie e botteghe artigianali, che conservano ancora vetrine, insegne e persino arredi originali.

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trillyina 03 maggio

 

 

 

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