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natodallatempesta0 più di un mese fa
commento-poesia
 

Dopo tante riflessioni al limite del tormento.
Bisogna equilibrare la bilancia e mettere dei pesi anche nell’altro piatto.
Non si può dare voce solo alle paure e ai vizi, anche la luce ha bisogno di attenzioni e gentilezze.

 

La festa di Ognissanti è passata, ieri si è un pò girato, visitato le fiere. Visto gente stravagante e ammirato cose che di solito hanno altre forme:

 

Fiera – 2 Novembre 2022

 

 

S’io facessi il fornaio vorrei cuocere un pane cosi grande da sfamare tutta, tutta la gente che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato, profumato come le viole. Un pane cosi verrebbero a mangiarlo dall’India e dal Chilì i poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini. Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame! Il più bel giorno di tutta la storia!


Gianni Rodari

 

Il momento poetico ci sta. La poesia a suo modo e con i suoi tempi arriva sempre durante il giorno, a ispirarci, a lusingarci, a regalarci un momento di elevazione spirituale che la vita quotidiana ci concede poche volte.
Poi se hai il cuore innamorato, sai le caz…..te che si dicono, quasi, ci si crede.

Sei seduto, davanti hai la donna che ti ha rubato il cuore, magari è sera, attorno tante persone che si divertono. Le prendi la mano e guardandola con lo sguardo migliore che hai, le dici:

 

Sei bella oggi.
Ti amo come il primo giorno.
Senza di te non sono che un piccolo uomo.

 

Qualcuno attento potrebbe anche notare i particolari, le attenzioni che lei indossa o si è creata: Perché no! Per ricordarci, che si fa bella non solo per lei, ma anche per noi.

 

Esistono, ancora, queste accortezza, questi gesti poetici?

 

Perché questa è la poesia, non è un componimento in rima, decantato secondo un ritmico accostamento di consonanti e vocali, ma un’impellente desiderio di dare forma ad un sentimento che vive e brucia in un determinano momento e che facilmente si spegne, dopo aver consumato l’ultimo tizzone di desiderio. Il suono è privilegiato in questa rincorsa all’amore.

 

Mia nonna mi raccontò che ai tempi, mio nonno, le dedicò una serenata. Un vera serenata, non canto lui, non aveva il dono di una voce intonata, ma si mise all’angolo della finestra con la coppola in mano e gli occhi in alto, mentre la banda, quattro orchestrali, un mandolino, una fisarmonica, un flauto e la voce solista, intonavano il brano d’amore.

 

Dedicarle: un sei bella, un ti amo, un sei l’unica, può lusingare e accendere per una notte il cuore e la passione che esso vuole e desidera. Ma serve altro, ben altro per costruire sopra la poesia, un castello di certezze, un maniero abbastanza fortificato da resistere alla più folle tentazione dell’uomo e anche della donna. La follia d’esser padrone del cuore di chi ami.
Perché sì! C’è chi pensa, che dopo il contratto stipulato con il primo bacio, la prima, come si usa dire oggi: far sesso, fottere, scopare, trombare (poesia dell’eccitazione direbbe qualcuno), volta si è padroni e si più riporre il cuore, non serve più, lei o lui oramai sono nostri.

In una coppia si dice che c’è sempre qualcuno che ama un pò di più, può esser vero, perché c’è sempre qualcuno che si tira indietro prima, che dice scusa per primo, che sorride dopo la lite per primo. Questa è la poesia, sentire di poter fare un passo indietro, di trasformare l’orgoglio in un verso di pace e perdono, di sorridere dopo aver visto la tempesta.

 

Si dice, anche, che in una coppia c’è una parte forte e una parte debole. Nella mia coppia all’apparenza è la mia compagnia la parte forte. Carattere risoluto a volte impulsivo, occhi vispi, parola spigliata, con armi appuntite sempre pronte a pungere con ironia e sarcasmo e una irremovibile concretezza che la rende tenace e perché no anche testarda.
Io, invece, riflessivo, creativo, come mi dice a volte; troppo in alto con i pensieri per vedere il mondo come è e capirlo. Agli inizi fragile mi diceva, con il tempo ha capito, che la fragile è lei e che le mie spalle sono così grandi da riuscire a sopportare, un mondo violento senza perdere mai la pazienza e la forza di rispondere con gentilezza. In un mondo dove è debolezza tutto questo.

Secondo il mondo di oggi, infatti, io sono un debole.

Osservate la società, il modello che si è creato e si sta creando e soffermatevi sull’identità di chi, oggi, abusa e sottomette ad esempio la donna.

 

Che natura ha chi afferma, alla fine se l’è cercata?

 

Non pensate che in tutto questo la poesia non gioca un ruolo importante. Gioca un ruolo determinante, nel momento che essa è sminuita, resa ombra di faccine e riassunti calligrafici.
La sintesi dell’anima, trasformata in una didascalia.

 

Ero partito con l’idea di scrivere qualcosa di felice e non triste, mi sa mi è riuscito a metà.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

Un giorno il saggio diede al discepolo un sacco vuoto e un cesto di patate.

"Pensa a tutte le persone che hanno fatto o detto qualcosa contro di te recentemente, specialmente quelle che non riesci a perdonare. Per ciascuna, scrivi il nome su una patata e mettila nel sacco".

Il discepolo pensò ad alcune persone e rapidamente il suo sacco si riempì di patate.

"Porta con te il sacco, dovunque vai, per una settimana" disse il saggio. "Poi ne parleremo".

Inizialmente il discepolo non pensò alla cosa. Portare il sacco non era particolarmente gravoso. Ma dopo un po’, divenne sempre più un gravoso fardello. Sembrava che fosse sempre più faticoso portarlo, anche se il suo peso rimaneva invariato.

Dopo qualche giorno, il sacco cominciò a puzzare. Le patate marce emettevano un odore acre. Non era solo faticoso portarlo, era anche sgradevole.

Finalmente la settimana terminò. Il saggio domandò al discepolo: "Nessuna riflessione sulla cosa?".

"Sì Maestro" rispose il discepolo.

"Quando siamo incapaci di perdonare gli altri, portiamo sempre con noi emozioni negative, proprio come queste patate. Questa negatività diventa un fardello per noi, e dopo un po’, peggiora."

"Sì, questo è esattamente quello che accade quando si coltiva il rancore. Allora, come possiamo alleviare questo fardello?".

"Dobbiamo sforzarci di perdonare".

"Perdonare qualcuno equivale a togliere una patata dal sacco. Quante persone per cui provavi rancore sei capace di perdonare?"

"Ci ho pensato molto, Maestro" disse il discepolo.

"Mi è costata molta fatica, ma ho deciso di perdonarli tutti".

 

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Un giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso, si mise a guardare la farfalla che per varie ore, si sforzava per uscire da quel piccolo buco. Dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre della stessa dimensione. Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva, e che non avesse più la possibilità di fare niente altro. Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo.La farfalla uscì immediatamente. Però il suo corpo era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e si muovevano a stento. L’uomo continuò ad osservare perché sperava che, da un momento all’altro, le ali della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo, e che essa cominciasse a volare. Non successe nulla! In quanto, la farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con un corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate.Non fu mai capace di volare. Ciò che quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di aiutare non capiva, era che passare per lo stretto buco del bozzolo era lo sforzo necessario affinché la farfalla potesse trasmettere il fluido del suo corpo alle sue ali, così che essa potesse volare. Era la forma con cui Dio la faceva crescere e sviluppare. A volte, lo sforzo é esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita. Se Dio ci permettesse di vivere la nostra esistenza senza incontrare nessun ostacolo, saremmo limitati. Non potremmo essere così forti come siamo. Non potremmo mai volare.

Chiesi la forza…e Dio mi ha dato le difficoltà per farmi forte. Chiesi la sapienza… e Dio mi ha dato problemi da risolvere. Chiesi la prosperità… e Dio mi ha dato cervello e muscoli per lavorare. Chiesi di poter volare… e Dio mi ha dato ostacoli da superare. Chiesi l’amore… e Dio mi ha dato persone con problemi da poter aiutare. Chiesi favori… e Dio mi ha dato opportunità. Non ho ricevuto niente di quello che chiesi… Però ho ricevuto tutto quello di cui avevo bisogno.

 

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa
Mostro
 
 

Mi sa che devo aggiunge una nota permanente a piè di pagina per ringraziare chi mi commenta, il loro contributo rende il viaggio un’esplorazione e non un esule naufragio. Tanti spunti per riflettere, tre parole hanno colto la mia attenzione, per esser precisi, due parole e un’aforisma:

 

Egoismo, combattere e pánta rheî.

 

C’è un legame tra queste parole. Si combatte quasi sempre per egoismo e nella lotta scorre sempre qualcosa, sul terreno (reale o concettuale) alla fine si è, sempre, versato qualcosa: Un’intera esistenza, tutta una vita.

Non so il motivo conscio, ma questa riflessione mi ha riportato alla mente un’acquaforte di Francisco Goya.

 

Il sonno della ragione genera mostri.

 

 

Francisco Goya – Il sonno della ragione genera mostri.

 

 

Secondo Goya, la fantasia è alla base di tutte le creazioni dell’uomo e della donna (aggiungo). Secondo il suo pensiero, senza l’appoggio, il supporto della ragione, della logica, la fantasia condurrà la mente a generare mostri. Se, invece, la ragione si unisce alla fantasia, si da’ vita a uno strumento potente e dalla genesi inesauribile.
Che cosa rappresentano i mostri? Nel pensiero di Goya i processi mentali che tormentano l’anima degli uomini.
Ho sempre ritenuto per esperienza personale, che i mostri sono paure camuffate.
Ho paura del buio, quindi, il buio diventa un mostro, ho paura del mare, quindi il mare diventa un mostro e così via.

 

Sapete qual è il mostro più temuto dell’essere umano?

 

Il tempo.

 

Ciò che per noi è più prezioso, è anche ciò che più temiamo. La nemesi di ogni speranza e la madre di ogni paura.
Secondo voi, chi o cosa invidiamo?
Inviamo l’uomo che ha una Ferrari e la possibilità di comprare quel che vuole o l’auto sportiva e il denaro che lui possiede?
O ci mette invece paura il non riuscire a raggiungere il suo stesso obiettivo, di non avere il tempo di aver successo?
Avidità, invidia, egoismo, ira, accidia ecc. ecc. Sono biblicamente parlando, un’esternazione oscura della consapevolezza concreta o meno, che il tempo che viviamo, scorre e con esso scorrono i nostri sogni, le nostre ambizioni, i nostri desideri, che nel profondo della ragione, avvolti dall’egoismo, dall’invidia, dall’ira, diventano mostri che ci tormentano.

 

Pánta rheî: “tutto scorre” e nello scorrere tutto cambia, non cambia, però, il punto di vista, cambia la goccia che attraversa il punto, quella goccia non sarà mai la stessa e mai indietro potrà tornare.
Per questo a volte quando siamo felici, perché amiamo o balliamo, dopo, ci sentiamo, quasi, in colpa.
Come se avessimo la sensazioni di non meritarlo, ed è una difesa o di non riuscire più a ripeterlo, ed  è una resa. Una difesa o resa ai mostri che ci creiamo.

 

Ho la sensazione, che con il passare del tempo, le riflessioni diventino sempre più artificiose. E dire che volevo semplicemente passeggiare, senza pretese in punta di piedi.
Non pensavo neanche di attirare l’attenzione con i miei pensiero e di rimane solo.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

Avvelenamento da immagini e parole.

Iran! Ucraina! Parlamento! Non si riesce piu ad ascoltare il mondo.

 

Serve un antitodo a questa società e bello forte.

 

Pure le stagioni si sono nascoste.

Il timido autunno non vuole uscire.

 

 

Sono! Sono qualcosa, non so cosa ma sono irrimediabilmente .......

 

Buon internet a tutti.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

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C’è chi afferma che tra passato, presente e futuro, solo il presente ha veramente importanza, l’unico che deve essere sempre presente (scusate il gioco di parole) nei nostri gesti e pensieri.

 

Spulciando tra le citazioni, si trova sempre quella giusta per dare un sostegno a quel che si vuole esprimere. Direi che non c’è nulla di più efficace di una citazione per giungere al punto di una riflessione.
“Io non vivo né nel mio passato, né nel mio futuro. Possiedo soltanto il presente, ed è il presente che mi interessa. Se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai un uomo felice. La vita sarà una festa, un grande banchetto, perché è sempre e soltanto il momento che stiamo vivendo.” Paulo Coelho.

 

In questa frase, ha senso ogni parola, ha valore ogni significato, ma se devo dare un senso personale, tale che posso far mio il significato, allora, la sento limitata.

Il presente è sì, la realtà viva della nostra quotidianità, ma a mio parere, il suo valore è dato dal passato e dal sentimento che avvolge il futuro, che è l’unico tesoro reale dell’esistenza, espresso attraverso quel che conta veramente di più: Il tempo. Quel che resta del nostro tempo, per esser precisi, che da sempre è: l’unico valore che non ha prezzo.

 

Quel che sono è frutto del passato.
A dire il vero, tutto quello che è parte di me, nel bene o nel male, è frutto dell’esperienze che ho vissuto.

È parte, è frutto, è. Niente è più presente del verbo essere nella terza persona singolare dell’indicativo presente.

 

Un pò contorto? Probabilmente. Tutto questo ragionamento è in realtà frutto di una foto che stamattina mi sono ritrovato fra le mani:

 

IMG_7905
Anni 80'


Carino eh? 😀
Questo sono io, tanto, tanto tempo fa.
Osservandola non posso non provare un certo disagio e al tempo stesso una certa indefinita emozione.
I motivi? Che ora che sono un uomo maturo, con qualche ombra di bianca esperienza, so e comprendo cosa nascondeva quell’aria che per tutti era timidezza.

 

Il valore di una foto.

 

Fin da quando studiavo, tra le mie materie preferiti c’era la filosofia.
Una frase mi è sempre stata particolarmente amica, frase che ho capito, veramente, nel tempo:
“I tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Questi tre tempi sono nella mia anima e non li vedo altrove. Il presente del passato, che è la storia; il presente del presente, che è la visione; il presente del futuro, che è l’attesa.”  Sant’Agostino.
È significativo l’uso del presente, in tutte le diramazioni del tempo, che sia passato, presento o futuro, si è sempre nell’attimo, nel respiro. Che sia il primo giorno di vita o l’ultimo, si avrà tra le mani sempre e comunque, la storia, la visione e l’attesa.

E questi valori li trovo in quella vecchia foto, come in tante altre foto. Vi trovo storia, la mia storia, che prende vita e forma dalla visione che percorre il tempo fin ad oggi e vi trovo l’attesa, che ieri come oggi è: la speranza, la Dea che a volte è fiducia, a volte desiderio, a volte semplice e pura emozione.

 

Un pensiero articolato, forse, troppo retorico e artificioso per esprimere un sentire. Ma è questo che sto facendo, indipendentemente da tutto e tutti, dare valore a quello che sento e a quello che sentivo, condividendo un modo di percepire le cose, senza pretendere, poi, nulla, perché neanche io leggendo tanta ostentazione avrai, forse, qualcosa da dire. Chi accende il pc e si siede davanti a questo schermo, nella maggior parte dei casi cerca: leggerezza a volte comprensione.
Troppe volte, purtroppo, cupidigia e volgarità. Ad alcuni “Ciao, come va?” può andare bene e di lì iniziare un dialogo, ad altri può sembrare, invece, il sintomo grave di una perdita, la perdita dell’intelligenza.
La libertà d’essere come si vuole, alla fine è l’unico valore che si cerca in questo anonimato. Ed io sto navigando nel mio mare con la compagnia delle onde (a volte calme a volte tempestose) e di un diario di bordo che scivola tra passato e futuro.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

empatia

 

Come sempre i commenti danno spunti a nuove e personali riflessioni.

 

Mi trovo a scivolare tra esternazioni poetiche, anime solitarie in mezzo ad una moltitudine di anime carnivore e leggi del fare e del dire che mettono sul tavolo un giudizio sofferto e tormentato.

 

Le giornate, tutte sommato, passano.
Ti svegli! È mattina e tutto a un tratto ti accorgi che sei giunto a sera. A volte neanche mi rendi conto, come se la memoria fosse stata obliterata.
Che fine hanno fatto i gesti e le parole?

Spesso mi rendo conto di quel che è successo, durante la giornata, dalle conseguenze che mi ritrovo davanti e che raccolgo a fine ciclo.

 

La notte scorsa, complice forse l’oscuro silenzio, mi ha spinto a scrivere che mi sento, che sono: Un folle. Un albero spoglio che ha consumato le foglie.
Che le raccoglie da terra e le conserva nelle tasche, per farne carta da piegare…

 

Mi è stato risposto: “le tue foglie raccolte saranno nuova semina, e un turgore nuovo, donerà ai nuovi germogli.” Questa come altre esternazioni di dolcezza, mi fanno giungere alla conclusione che la comprensione è diventata scontata.

 

Che il mondo così come è, ora, ha spinto, costretto alla fuga, chi ha tenerezza, costretto a nascondersi, chi ha il desiderio di spendere una parola per uno sconosciuto.

So che in giro ci sono tanta persone che hanno poesia nell’anima, che hanno sofferenza nel cuore tali da esser capaci di comprendere chi hanno davanti.
Un tempo si chiamava empatia.
L’empatia è una capacità, anzi no, un super potere. Il super potere di mettersi nella situazione, nei panni di un’altra persona, riuscendo o comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.
E sì! Proprio un super potere, come la super forza, la super velocità, il super udito di Superman, essere gentili è diventato un atto eroico.

 

Ieri ascoltando il Tg e gli eventi accaduti, ho sentito le parole, riportata dal giornalista, del tizio che ha aggredito ad Assago innocenti.
“Vedevo le persone felici e ho provato invidia.”

 

“Beato chi può dire a se stesso: io ho asciugato una lacrima.” Giuseppe Giusti.

 

farfalla-blu

 
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natodallatempesta0 più di un mese fa
luna
 

Sono le 2:00! Ed è una notte insonne.
Non la prima in questo periodo e sempre più spesso presente certe notti (per citare il buon Liga).

La prima a scrivere e non dovrei.
Psicoanalizzare anche la notte, forse, è troppo.

 

Tanto sono solo, qual è il problema? La mia compagna dorme, in strada c’è silenzio e l’unico sottofondo udibile sono le onde del mare.

Le ho vicine molto vicine. Se esco dalla finestra le posso pure vedere all’orizzonte:

 

IMG_6747
Il mio mare, la mia notte.

 

 

In verità, se devo esser sincero, non ho mai sofferto di insonnia, una conquista recente.
Anzi, negli ultimi anni, ho sofferto del contrario, una perenne sonnolenza quotidiana, che mi ha portato nel tempo a non permettermi il riposo. Durante il giorno devo sempre avere qualcosa da fare.

Ora sì, che posso definirmi in conflitto. 🙂

Da quel che leggo in giro, l’ansia, lo stress e la depressione portano all’insonnia a causa di tensioni emotive, preoccupazioni relazionali, problemi economici o di lavoro.

 

C’è ansia? Sì, direi si sì.
C’è stress? E chi non ne ha.
C’è depressione? No! Per fortuna, ancora, no. 🙂
Tensioni emotive?
Preoccupazioni?
Problemi economici o di lavoro? E chi non ne ha, molti credo, come ora, ringrazierebbero per i problemi di lavoro, non avendolo.

 

Mi è anche arrivato un messaggio, era tanto che non arrivavano, iniziavo a preoccuparmi, sai con la mobilitazione russa, uno può anche pensare che abbiano difficoltà a collegarsi o peggio.

 

“Ciao! mi chiami e Katy e ho deciso di scrivere una lettera.
Il tuo profilo sembra emozionante.
Non ho esperienza nel dating online, cosi mi sono preoccupato.
Voglio dire breve: ho 32 anni e risiedere in Russia.
La mia altezza non e alto, solo 164 centimetri.
Il mio corpo fragile e pesa solo 52 kg.
Io per 32 anni e ancora non si innamoro nella mia vita.
Ho deciso di fare studio e search un uomo da Italia.
Se obiettivo della ricerca su internet,
e – per creare un stabili relazioni, vi chiedo di scrivere a me e dire su di te.
E saro piacevolmente di vedere le vostre foto.
Saro grato, se osservare la vostra il messaggio!”

 

Nonostante la guerra, la vita continua.

 

In chat ci sono 52 persone al momento, non sono il solo davanti al PC.
Non voglio iniziare una riflessione sulla solitudine, rischio la depressione davvero 😀
Scherzo.

 

Ma me lo chiedo, quanto ci si può sentire soli, se la notte si cerca un riparo al silenzio?
Io il silenzio l’ho sempre vissuto, subito e cercato, nonostante la mia apparente eloquenza scritta.
Oggi potrei anche permettermi di dire che ho bisogno del silenzio, ho bisogno delle notte.

 

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
Alda Merini

 

Io non sono un poeta, né un sognatore, sono un figlio della follia.
Un albero spoglio che ha consumato le foglie.
Che le raccoglie da terra e le conserva nelle tasche, per farne carta da piegare, modellare, per far volare in cielo quell’aereo di carta e immaginare che sia reale e non fantasia.

 

Sono le 3:10.
Ancora scrivo, ancora le onde si odono in sottofondo.
Potrei tornare a letto e aspettare la prima luce accanto alla mia amata.

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