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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

“L'amore è un maestro, ma bisogna saperlo conquistare, perché è difficile meritarlo; lo si ottiene a caro prezzo e con grande fatica e dopo lungo tempo, perché bisogna amare non per l'opportunità del momento, ma per tutta la vita.”
Fëdor Dostoevskij.
Saggio e sempre sul punto Dostoevskij: bisogna amare non per l’opportunità del momento, ma per tutta la vita. Per questa saggezza ieri non ho scritto nulla sulla festa di San Valentino.
Non voglio criticarla, voglio solo sottolineare che “per tutta la vita” è ben più impegnativo e richiede molto più di una scatola di cioccolatini regalata una volta all’anno.

 

L’avete mai detto o scritto? Per tutta la vita. Un impegno che suona come un sigillo, un patto di sangue, un contratto metafisico.
Mi viene in mente un proverbio: Multo quam ferrum lingua atrocior ferit.

 

Ne uccide più la lingua che la spada.

 

Le parole hanno un peso e che peso. Me ne sono reso conto fin da subito, dai primi anni di scuola, che le parole potevano fare male, oltre che dare gioia e amore. Come vittima di bullismo (oggi chiamata così la molestia e la violenza scolastica) ho imparato subito il valore delle parole e del silenzio, e sì anche del silenzio, l’ho scritto molte volte anche di recente.

 

Dopo aver scritto quello che avete appena letto, mi sono fermato, un blocco, non sono riuscito più a continuare il pensiero, per ore.
Il linea di massima avevo scritto quel che volevo condividere. La critica a San Valentino era stato lo sparacchiò per mettere in evidenza quell’amore fantoccio che vive nelle parole senza tempo.
La verità priva di scheletro che, ogni giorno, vive la sua vita, nell’illusione che possa reggere il peso di un’eternità di promesse.
Che diamine ho scritto? :-)

 

Un giorno ero lontano,
mi sono accorto di non sapere dove fossi,
non ricordavo il perché fossi in quel luogo.
né come fossi arrivato lì.
I pensieri non avevano peso,
e la mente era leggera.
Vi è mai capitato di essere assenti?
Di non aver timbrato il cartellino dei ricordi?
Di non riconoscere il mondo attorno a voi?
Di non avere più pensieri da vendere?
Di avere la sensazione di esservi persi?

 

Le parole possono farci perdere l’orientamento e la consapevolezza di sé stessi, tante parole possono creare un labirinto di promesse, di speranze e paure, che possono sprofondarci in un limbo senza memoria. Una memoria che genera angoscia e preoccupazione. E pensiamo, pensiamo, pensiamo, pensiamo e pensiero fino a dimenticare l’origine del nostro pensiero e quel che rimane, è solo l’opinione altrui.

 

“Penso troppo ai come e ai perché, troppo a me stessa. Non mi va che il tempo mi svolazzi intorno battendo le ali.”
Virginia Woolf.

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Ieri ho accennato le difficoltà della mia compagna nell’affrontare l’attuale influenza stagionale, soffermandomi sulla cura e l’affetto che essa (la cura) genera tra chi si dà l’uno per l’altra, tra chi si ama e cresce insieme nel bene e nel male.

 

Gli atti d‘amore che ho, sommariamente, descritto con la frase:
“Io le cucino, io l’accudisco, io le cambio il pigiama, io l’aiuto in questo momento di difficoltà.”
Sono forme alternative, strutture emotive che nascono su quel t’amo che sussuriamo nei momenti d’intima confessione, è sono la nostra forza, la mia forza.
Dire t’amo, sistemare un giaciglio o un tavolino per ristorare le sue esigenze, sono però atti che scorrono come l’acqua, facili sospiri che lasciano in bocca il sapore della primavera.
Ma non è sempre così. Oggi voglio scrivere una frase che è, nei momenti di difficoltà, nelle labbra di tutti noi: "essere forti.”
Esser forti per lei o lui.

 

“Dimostriamo compatimento per le sofferenze degli amici non con le lamentazioni, ma prendendoci cura di loro.”
Epicuro.

 

È vero a volte mi lamento, quasi, egoisticamente (purtroppo non sono perfetto) di non esser apprezzato per quel che con amore faccio e dico.
Chi è, sofferente, provato nel corpo e nella mente da un malessere, è sottoposto ad uno stress che porta inevitabilmente ed esser (temporaneamente) depressa o depresso, irascibile e al momento incapace di mostrare gratitudine.
Il malato o comunque chi soffre per un motivo o un altro è, inevitabilmente concentrato su di sé, il dolore lo richiama a sé, gli spasmi lo costringono a piegarsi su di sé. E questo porta a volte a rispondere, magari, male ad un atto che per noi è spinto dall’amore.
Bisogna esser forti anche quando e sopratutto ci si sente respinti.

 

È facile mettersi in dubbio e mettere in dubbio chi amiamo, soprattutto nei momenti di difficoltà, è nella natura umana complicarsi la vita sia fisica, che emotiva. Il perché? Ancora non l’ho compreso.
La mia compagna come ho avuto modo di scrivere in passato ha un carattere tosto, con un arsenale di frecce appuntite nella sua Santa Barbara. Dal suo arco scoccano frasi piene di ironia e sarcasmo, che sanno pungere e intaccare l’orgoglio, anche il meno irascibile.

 

Il buon Gibran scisse che esser generosi significa dare più di quello che puoi, e l'orgoglio sta nel prendere meno di ciò di cui hai bisogno, che può (in negativo) significare anche dare di meno.

 

Ed è vero! L’orgoglio, se poi è ferito, ti porta a dare di meno ed è in questi momenti che ci si deve dar forza e dare di più, quell’attenzione in più che fa la differenza nel momento del bisogno o cambiare le cose nel momento che non si ha bisogno.

 

Tutto questo per dire solo che a volte prendersi cura di qualcuno non è rose e fiori, ma può esserlo se si ricorda che le rose sono i tanti t’amo concessi e ricevuti. Quel mazzo di rose non appassisce mai, e la bellezza che vive in esso, può rendere luminosa anche una brutta giornata.

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

L’influenza stagionale è un appuntamento per molti italiani inevitabile, e nel male si ha l’occasione di mostrare e dimostrare l’amore che a parole è sempre vivo e presente.

 

La mia compagna al momento è immobilizzata (per modo di dire) a letto, costretta dall’australiana.
Io le cucino, io l’accudisco, io le cambio il pigiama, io l’aiuto in questo momento di difficoltà.
Siamo soli ed è nel nostro essere l'uno per l’altra che nasce la cura. Quell’attenzione che ci fa tendere la mano e ci mostra, forse, ingiustamente migliori di quel che siamo.
Un’attenzione.
Un’attenzione in più, fa la differenza, nel momento del bisogno.
Un’attenzione in più, potrebbe cambiare il mondo, invece, quando viene donata nel momento che non si ha bisogno.

 

“Le cose che si amano non si posseggono mai completamente.
Semplicemente si custodiscono.”
Gaio Valerio Catullo

 

I filosofi danno sempre aiuto nel dare struttura alle idee e ai pensieri. Catullo declina una grande verità. Ciò che amiamo non ci appartiene mai completamente, forse, non ci appartiene per niente.
Ma è una realtà che è, verità per tutti i nostri sentimenti. Non ci appartiene, così come chi amiamo, chi adiamo, chi desideriamo o sogniamo, dobbiamo, dovremmo, semplicemente, custodirli, come si custodisce qualcosa di prezioso, curarli, è la cura, la verità nascosta dell’amore.

 

Non scrivo nulla di nuovo o di originale, ci sono esempi più importanti e incisivi sul significato e l’importanza della cura.

 

 

Com’è mia abitudine e libertà scrivo quel che mi sento e lo scrivo quando mi sento e nel modo in cui mi sento, fregandomene se posso esser agli occhi di chi mi legge banale e scontato.
Lo so, sono un pochino presuntuoso?
Ma la mia più che presunzione è un riscatto dai tanti silenzi che hanno scandito la mia vita.

 

E non c’è peggior male del silenzio, di fronte a chi soffre, a chi grida, perché, poi, il silenzio non è vuoto come pensate, è pieno di aspettative e idee che sperano di lasciare il nostro cuore. Il mio cuore è pieno di questi relitti e non posso eliminarli e in verità non devo eliminarli.

 

La cura e il silenzio, due verità che spesso si incrociano, nel bene e nel male, lungo il nostro cammino.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Dopo la tempesta ecco il sole.

 

E che sole.

 

Permettetemi oggi di esprimere il mio dispiacere per le ferite che la mia terra ha subito in questi tre giorni. Il ciclone Helios diventato uragano ha praticamente devastato la Sicilia orientale.

 

Marzamemi piccolo e meraviglioso borgo marinaro completamente allagato.

 

 

L’ultima volta che l’ho visto era pieno di turisti, pieno di vita e voglia di mostrarsi al mondo per quello che era ed è.

 

Non voglio e non sarò pessimista, con o senza aiuti le comunità, che siano al sud o al nord, si sono sempre rialzate, l’italiano se vuole sa essere resiliente. Dispiace, ovviamente, vedere la serie continua di pugni che subiamo, la crisi, il covid, le conseguenze della guerra e il maltempo, quando mai dalle nostre parti si mostravano così violentemente cicloni e uragani.

 

La storia racconta che il nostro è un popolo ingegnoso e creativo, spesso, spessissimo, ladro, corrotto e razzista, in parole povere un gran figlio di puttana.

 

Per citare Benigni un paese che di legale ha solo l’ora.

 

Checché se ne dica un paese profondamente diviso:

“Prendete un problema di qualunque natura (politico, sociale, culturale, tecnico o altro) e datelo da risolvere a due italiani: uno milanese e l'altro siciliano. Dopo un giorno, il siciliano avrà dieci idee per risolvere questo problema, il milanese nemmeno una. Dopo due giorni, il siciliano avrà cento idee per risolvere questo problema, il milanese nessuna. Dopo tre giorni, il siciliano avrà mille idee per risolvere questo problema, e il milanese lo avrà già risolto.”
Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

 

Rimane comunque il più bel paese del mondo.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

Allerta rossa e un ciclone che sta creando un mare (e non è una metafora) di problemi dalle mie parti.
Il mare fra poco mi bussa alla porta. :-)
Problemi di linea, immagino non dovuti a Libero stavolta, mi rendono la navigazione instabile.

Per adesso mi limito per modo di dire ad un piccolo saluto ad amiche e ad amici.

 

“Battere le ali contro la tempesta avendo fede che dietro questo tumulto splenda il sole.”
Virginia Woolf

 

 

Buon week end.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Ho già avuto modo di scrivere di sguardi, di occhi e visioni, in un post ho anche descritto l’arrivo nel mio comodino degli occhiali per leggere. La vista.

 

“Ogni uomo confonde i limiti del suo campo visivo con i confini del mondo.”
Schopenhauer.

 

I limiti con l’età creano confini ed ereggono trincee è inevitavile. Da anni, direi oramai, mi sottopongo a controlli visivi, la prevenzione è, intelligenza oltre che prudenza.

Mi è stato diagnosticato un glaucoma, lo so da una settimana oramai, quando penso a questa parola, penso alla cecità. Il medico mi ha rassicurato che nella maggior parte dei casi se preso in tempo, questo rischio è inesistente, se ovvio si seguono le cure.

 

Le metafore sulla vista sono infinite e acuminate come lame.

 

“Occhio per occhio rende il mondo cieco."

 

Saggio e indimenticato Gandhi, oggi più che mai servirebbe una figura con il suo cuore.

 

La paura c’è, percepisco il peggioramento e l’idea di perdere la vista, lo ammatto mi fa tremare.
Che dire mi mancava un’altra paura, non sia mai mi potessi sentire solo o per un’istante pensare che tutto andava bene.
Mi viene in aiuto la logica come sempre, e il mio cuore che mi parla e come sempre anch’egli cerca di aiutarmi a capire e sentire con la giusta visione. :-)

 

Non c’è mai perdita senza insegnamento, quindi raccogli quel che ti verrà donato da questa consapevolezza e ama, l’amore riempie non toglie mai. La paura ha ali per volare e condurti, lì, dove i pensieri diventano strutture e le parole echi per conversare. La vista del cuore, la mia visione non ti verrà mai tolta e finché osservi il mondo con i miei occhi ci sarà luce anche nel buio più tetro.”

 

La paura c’è, ma sono fiducioso che i miei occhi riusciranno a resistere anche a questo bullo.

 

E sì, tornano sempre nei miei pensieri i bulli, in giro ce c’è stanno parecchi, piccoli e grandi, alcuni grandi come Nazioni. La sfida più grande è sempre vincere se stessi, il bullo ha un potere che è nostro, noi concediamo quel potere, il potere di sopraffarci e solo nostro è il potere di sottrargli dalle mani la violenza, trasformando la paura in un angelo capace di mostrare compassione, mostrare resilienza e persino il dolore del nostro sangue.
Tutti, tutti dicono, urlano, scrivono che vogliono, desiderano un mondo senza violenza, persino chi combatte, afferma di combattere per un mondo senza violenza. Finché si risponde alla violenza, finché si rende viva la violenza, essa sarà voce per le nostre paure, respiro per le nostre incertezze.

 


Mi rendo conto leggendomi di esser retorico e inutile, c’è rabbia verso il mondo e cerco di nasconderla con belle e nobili parole.

 

Meglio il silenzio.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

E poi ci sono le stelle.

 

Era estate, io e la mia compagna ci siamo messi in viaggio per raggiungere un parco in una bellissima località della mia terra. Quando siamo arrivati era già calata la sera.
Era necessaria per quel che ci aspettava.
Una notte tra le stelle.
C’era gente, non tantissima ma abbastanza per rendere una festa quel che abbiamo vissuto. Ricordo la fila per vedere Giove e Saturno.
Attraverso un telescopio astronomico ho visto gli anelli e le macchie del gigante.

 

 

Ecco questo è quello che ho visto - l’immagine che ho condiviso è presa dalla rete - più o meno questo è, però, quel che ha mostrato il telescopio, una monetina d’oro circondata da un’anello perfetto.

 

Perché vi ho raccontato questo ricordo?
Perché molte volte è capitato di alzare gli occhi al cielo e cercare in quell’infinito, ispirazione e conforto.

 

Ispirazione nel trovare le forme, i colori, i versi e i suoni della gioia, della speranza e in ultimo dell’amore.

 

Conforto dalle miserie, dalle ingiustizie e dalle sofferenze della vita.

 

Ora le scelte sono due, dare voce all’ispirazione o al conforto.
L’ispirazione conduce alla poesia, alla musica e all’arte. Quanti versi da cantare, quante opere d’ammirare.
Il conforto al contrario sprofonda nel delirio. Strappo al passato o al presente frammenti d’anima che lacerano il mio corpo e cerco nel pianto la consolazione alla disperazione.

 

La vita è questo, una moneta che gira e mostra una faccia diversa ad ogni giro.
Può capitare di persistere su una faccia e perdersi in quella, ma come una moneta è solo un’illusione, come la luna l’altra faccia è solo nascosta e riabbracciarla è una scelta.

 

Quando è capitato un evento particolarmente coinvolgente nel bene o nel male, ho sempre donato un pensiero, una mia impressione. In Turchia e in Siria in queste ore si cerca di fare la cosa giusta tutti insieme, si dà conforto allo strazio e si ispira forza e coraggio. Tutti stanno collaborando e dal mondo gli aiuti sono partiti, Italia, Francia, Germani, Usa, Cina, hanno dato la loro disponibile a dare un mano, un aiuto anche l’Ucraina e la Russia.
E sì, anche Ucraina e Russia, l’unione è una scelta, dare aiuto è una scelta, dare la vita è una vita, dare la morte è una scelta. Il bello delle scelte è che possono cambiare.

 

Non bisogna mai smettere di alzare gli ogni al cielo e scorgere l’infinito dell’anima.

 

L’associazione è quasi scontata, l’infinito mi riporta in mente e mi ispira i versi di una poesia, una bellissima poesia del Leopardi, che tutti noi conosciamo.

 

Manoscritto de L’infinito di Giacomo Leopardi, 1819, Biblioteca Nazionale di Napoli

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Questi due giorni e i relativi post sono stati alquanto critici e tristi, avervi portato a declinare la stessa tristezza mi è dispiaciuto un pochino.

 

Oggi, voglio regalare a me e a voi:

 

Vita e amore.

 

I prossimi minuti possono essere emotivamente impegnativi e impressionabili.

 

Per me sono semplicemente e incomparabilmente meravigliosi.

 

 

Dalla vita buona giornata. :-)

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Chiedo scusa a tutte le amiche e amici che mi leggono per quest’altro post cupo e forse triste.
Che posso dire mi farò perdonare.

 

Ieri, come ho scritto nelle ultime righe, è stata festa nella mia città natale.
Una festa religiosa importante. Negli anni ha raggiunto una notorietà insperata per la chiesa e il comune, le casse si rimpinguano per la gioia di belli e furbi.
La seconda festa per importante, prima c’è San Gennaro e dopo c’è lei, San’Agata.

 

Ieri ho concluso scrivendo: "Questo mondo è malato, malato nell’anima." Ancora ho in mente le parole scritte e il cuore si agita.

 

IO questo mondo non lo capisco e mi rendo conto che, forse, non l’ho mai capito. Anche se ho cercato e cerco di comprenderlo e giustificarne (dare un senso) gli errori.
Sono così critico come me stesso quasi da non perdonarmi e questo sapete dove porta? Porta ad esser tollerante con gli altri. Questo mi hanno insegnato, ad esser altruista e generoso. Ma sapete qual è la verità? Lo si fa per egoismo, gli altruisti i generosi, sono pochi. Lo si fa per ricevere quello che noi non riusciamo a darci, “il perdono”, un modo per aiutarci ad alleggerire i sensi di colpa.

 

Sapete cosa mi disgusta, la maschera, quella maschera di onesta, sensibilità, gentilezza e amore che indossano i lupi, poveri lupi, forse è meglio dire che indossano gli uomini.
L’ipocrisia è vigliacca.
E come ogni maschera nasconde, nasconde il marcio per mostrare il bello.

 

Ieri girando per le vie della mia città ho visto, gioia, ho visto bambini e adulti, famiglie intere radunarsi e festeggiare all’ombra di una grande macchia bianca.

 

La tradizione vuole che chiunque faccia voto a Sant’Agata, può indossare “il sacco” come segno votivo. Il sacco è un saio bianco accompagnato da un copricapo di velluto nero detto scuzzetta, un cordone bianco, un paio di guanti bianchi e un fazzoletto anch’esso bianco.
Il colpo doccio è straordinario, come festa folkloristica non ha da invidiare nulla ad altre più celebri feste religiose.
Ora, non ho alcuna intenzione di lanciarmi in una disquisizione sulla fede, sono il meno indicato e il meno preparato probabilmente. La mia fede è verso l’amore e verso chi ha lasciato nella sua strada puro e incontamito amore, non verso una scultura di legno, ferro o marmo, rendere omaggio è tutt'altra cosa rispetto alla venerazione cieca e sorda. Quindi non sono la voce migliore per esprimere il senso religioso della festa.
Quel che so e credo è che la fede deve essere un patto di fedeltà e fiducia verso un dettato spirituale.
Se indossi un indumento, una collana o un fede che è la rappresentazione di quel messaggio, quel messaggio “devi” seguire e lo devi seguire sempre, non solo quando ti conviene o perché è la ricorrenza.

 

In questi giorni la città si inonda di bianco, diventa innocente. E lo trovo ipocrita. Questo mio senso critico, mi fa paura, perché ho la sensazione di stare diventando sempre più duro nei pensieri, ed è facile il passo al cinismo.
Come ho scritto ieri, mi sento come se viaggiassi sulle montagne russe.

 

Ho un solo ricordo felice di mio padre ed è legato alla festa di Sant’Agata.
L’immagine che ho in mente mostra me da piccolo, sei o forse sette anni, con accanto mio padre che mi tiene la mano e passaggio con lui in una via piena di gente in festa.
Un ricordo felice che dovrebbe riempire di gioia il cuore, ma al contrario mi rattrista.
Perché mi ricordo solo questo. Come si fa a ricordarsi solo questo? Ad avere solo questo?

 

La festa è stata un successo, numeri da record.

 

Fercolo di Sant'Agata - 5 Febbraio 2023

 

Questa è un’immagine che ho scattato ieri sera. Cosa notate? I cellulari. Tutti in alto a riprendere o scattare, invece che pregare. Così come accade in una rissa o in un incidente, tutti a filmare o scattare, nessuno che interviene. Per carità ci sta una foto, l’ho fatta pure io, ma come per il sacco il senso di essere lì, dovrebbe essere un altro. Beh, magari sono tutti turisti.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Scrivo questo pensiero con il cuore freddo, raggelato dal mondo.
Ho spesso affrontato argomenti pesanti e non mi sono mai tirato indietro dal dire quel che pensavo. Questo è il bello della rete, il bello dell’essere anonimi.

 

La mia compagna spesso mi dice, quasi, sconsolata che non dovremmo più leggere o ascoltare notiziari.
Beata ignoranza. Il male di questa società è anche la culla su cui sguazza l’umanità, una culla senza rumori, senza bagliori, senza accelerazioni, solo un lieve e lento vivere. La fortuna del male è che non viene ricordato.
Ho raccontato in un vecchio post le mie sensazioni, il mio dolore per non esser papà.
Ho letto di un neonato caduto nelle acqua. Una vittima invisibile della migrazione.
Ho letto di una mamma che stremata si è addormenta con in braccio la vita, per poi svegliarsi con in braccio la morte.

 

Il valore di una vita.

 

“Ognuno vale quanto le cose a cui da importanza.”
Marco Aurelio

 

Fatemi capire, a cosa date importanza?
Mondo! Fammi capire a cosa dai importanza?

 

Me lo chiedo, senza giudicare (ci provo). Una mamma che si imbarca su un gommone pronto ad affondare, messo in mare per affondare si spera dopo l’arrivo dei soccorsi, con in braccio un bambino di due, tre, forse, quattro mesi, a cosa da importanza?

 

Di certo non alla stessa cosa che da importanza una donna o un uomo italiano.
Incorrerò di certo nel vostro disappunto, ma mi chiedo chi ha il potere di cambiare il destino dei neonati che in braccio a queste madri prendono il mare?

 

Ho, tempo fa, visto un documentario su una spiaggia. La spiaggia di una sperduta e disabitata isola dell’oceano, se non ricordo male, pacifico. Gli scienziati mostravano i rifiuti portati dall’oceano, rifiuti che come relitti si adagiavano su quel tratto di terra un tempo incontaminato.
Rifiuti proveniente da ogni parte del mondo, prodotti in Europa, in America, in Cina. Sapete, son certo che c’è il coglione che dice: non c’entro nulla, io vivo in Italia - in Francia - in Germania - mica ho sporcato quella spiaggia è così lontana da me.
Anche quelle madri sono lontane da noi e molti le considerano snaturate per il pericolo in cui mettono i loro figli, c’è chi pensa che non spetta a noi salvare quei neonati.

 

Fatemi capire, a cosa date importanza?
Mondo! Fammi capire a cosa dai importanza?

 

Forse sbaglio a scrivere di tutto questo. Ho rallentato, quasi smesso di parlare di me per evitare di essere, sempre, troppo cupo, scegliendo di scrivere d’altro, beh scrivo del mondo ed è quasi peggio.
Posso continuare a scrivere solo di amore e poesia? Perché no è un modo sensibile di vivere il blog e l’interazione con gli utenti. Che dite riuscirei a scrivere solo di poesia o amore?

 

Non pretendo comprensione o ragione, lungi da me pensare d’esser portatore di qualsivoglia verità.
Sono tra gli ultimi e tra gli inascoltati, lo siamo tutti inascoltati in fin dei conti.
Di cosa dovrei scrivere? Cosa dovrei raccontare per esser meno cupo? Per come sono e quel che sento, anche se scrivessi di poesia riuscirei ad esser tormentato. Esempio:
Chiunque mi sta leggendo è stato un giovane ragazzo o una giovane ragazza, e si è trovata o trovato seduto su un banco di scuola e gli è capitato o capitata (è certo) di trovarsi dinanzi ad una poesia del Carducci.

 

Pianto antico, celebre poesia che il Carducci dedicò al figlio perso a soli tre anni.

 

Una poesia che non potrà mai esser capita da un ragazzo o una ragazza. Alcuni versi sono teneri:

 

L’albero a cui tendevi
La pargoletta mano,

 

Immaginate quella mano piccola e indifesa come quella nera e sporca di un piccolo africano. Altri raggelano il cuore:

 

Sei ne la terra negra;
Né il sol più ti rallegra
Né ti risveglia amor.

 

Figlio mio, sei sotto i miei piedi seppellito da una terra nera che non ti da calore e non ti mostrerà più luce, potrò solo inginocchiarmi su questa terra, lei sola potrà ora abbracciarti e avvolgenti. Questo potrebbe aver pensato Carducci trovandosi tre metri sopra suo figlio. Quel neonato dalla pelle nera è invece perso sotto una montagna di acqua, in un freddo sudario.

 

Se ascolto o leggo di neonati morti in mare o spenti per una regola del tutto illogica, se privata delle attenzione che un neonato deve avere, cosa dovrei pensare secondo voi? Cosa mi dovrebbe suggerire la mente o il cuore? Mi viene spontaneo pensare al papà che non potrò essere mai e al destino che ha permesso a questo mondo di mettere al di sopra della vita di un bambino, dinamiche e desideri, che svaniscono nel momento che egli non c'è più, per me che non è mai esistito quelle dinamice sono insensate.

 

Si dovrebbe capire a cosa si da importanza.

 

Non ho idea di cosa sto scrivendo, né so se quel che ho raccontato ha un senso, mi sembra di passare da un input all’altro senza tanta logica.
Mi sembro di stare su una montagna russa, che sale e scende dai binari portandomi a volte tra le stelle, lì dove la luce scalda l’anima, altre a pochi centimetri dal suolo, così vicino da sentire le gambe piegarsi e le ossa tremare.

 

Arriva primo o poi l’istante in cui si pensa: È il momento che il mondo sappia come mi sento?
Il mondo che amiamo, che ci sta vicino e ascolta, il mondo che ha un nome e un volto. Ma c’è sempre qualcosa che impedisce di mettere a nudo realmente quel che sentiamo.
Io non riuscirei, lo so, mai a parlare così a chi mi sta accanto, anche perché non ho questa loquacità verbale, ma in queste settimane ho fatto leggere quel che ho scritto in questo blog alla mia compagna (le cose più importanti) ed è stato bello vedere il suo viso sorridere o commuoversi nel leggere i miei pensieri.
La comprensione è la fonte di ogni conoscenza, senza si è invisibile, si è ciechi e sordi, si è morti nell'anima.
L’intelligenza è nel saper trovare la strada, quell’unica strada che ci porta ad incontrarci e - la parola che potrebbe sembrare logico far seguire è capirci, ma in realtà la parola giusta é, mostrarsi.
Se ci mostrassimo per quel che siamo, molti problemi avrebbero la possibilità di una cura.

 

Perché sì, questo mondo è malato, malato nell’anima.
Ed ogni neonato che muore aggiunge una ferita, a me l’aggiunge, anche se non conosco il nome, non conosco il viso, mi lascia un dolore, difficile da spiegare.

 

 

Stasera nella mia città natale è festa, un pò di vita credo mi aiuterà a esser un pò meno triste.

 

Buona domenica a tutti.

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