Corrudu e apaliau. In questi giorni, come Sardo, vivo le diatribe con l'acre sentore di essere considerato un cittadino italiano di categoria inferiore, impotente davanti ai vecchi, consolidati, pregiudizi che mi vogliono suddito e retrivo. È stato sufficiente che alcuni giornali sostenessero, con criticabile leggerezza, che la mia Terra, la Sardegna, era una bomba biologica, dopo che un paio di giovanotti che si credono vip hanno preso il Covid, perché l'Isola diventasse la patria degli untori. Dimenticando che finché le porte erano chiuse ai turisti, i contagi qui erano a zero ed è legittimo pensare, al contrario, che il Covid lo avevano in corpo loro, i vacanzieri con tanti soldi nelle tasche, e lo hanno diffuso con comportamenti irresponsabili. Tanto è vero che i contagi sono avvenuti nella Costa Smeralda e non al Poetto o in Costa Verde o a Villasimius e nell'Iglesiente e ad Alghero.Niente di spaventoso, visti i numeri delle altre regioni, ma la scintilla ha scatenato la caccia al sensazionalismo, e chi se ne frega dei danni procurati ora che piovono disdette. Certo sarebbe stato meglio vigilare di più, tenere chiuse le discoteche e a freno i girovaghi estivi. Qualche errore si è fatto ma il più grande è quello, storico, di fidarsi di chi ora mostra il suo vero volto. Le due pecore che conoscono Arzachena, cominciano a infastidirsi con chi ha la puzza sotto il naso, romani o milanesi che siano, che sostengano di aver portato il turismo in Sardegna, come ha detto il sindaco di Milano, o ci diano consigli non richiesti e interessati, come fa Briatore. È ora di dire basta. Traditi sì, ma almeno non derisi.
Scusate se non mi pento di questo sfogo.