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Il nuovo fermento delle organizzazioni terroristiche

 
 
 

Guerra e pandemia hanno spostato l’attenzione da un problema per nulla risolto

La guerra in Ucraina ha monopolizzato le attenzioni dei leaders atlantici, impegnati nella risoluzione di un conflitto che rischia di protrarsi, ben oltre le aspettative di una “guerra lampo”, con conseguenze che nessuno può provvedere; prima ancora era stata la pandemia da COVID 19, che sembrava essere divenuta, se non già un brutto ricordo, almeno una crisi più gestibile e meno paurosa, ad aver catalizzato le attenzioni di istituzioni e stati. Come se tutto ciò non bastasse a inquietare i nostri animi, bisogna dar conto del ritorno della minaccia islamica che potrebbe inserirsi tra le pieghe di queste gravi crisi e colpire, con la spietatezza che abbiamo imparato a conoscere. Non si tratta solo di un’ipotesi remota, ma un paio di mesi fa, Abu Omar al-Muhajir, il nuovo portavoce dell’ISIS, ha incitato i tanti combattenti a provocare terrore e dolore contro i crociati e a vendicarsi per le morti di due illustri sceicchi, sfruttando per l’appunto le distrazioni delle fazioni del conflitto in corso. Esatto, proprio i principali protagonisti del conflitto, Russia e Stati Uniti, avevano rinnovato il proprio impegno nella lotta al terrorismo contro il fantomatico Stato islamico, colpito il 3 febbraio 2022 dalla morte del capo dell’ISIS Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi. La Russia aveva garantito il sostegno alla coalizione antiterrorismo guidata dagli USA e la collaborazione con tutti i Paesi interessati. Parole che potrebbero essere di un’epoca storica lontana, ma che in realtà sono state espresse soltanto venti giorni prima dell’inizio delle operazioni russe in Ucraina.

A focalizzare di nuovo l’attenzione sul tema terrorismo, ci ha pensato l’attentato di Oslo che ha colpito la comunita LGBT, che tra l’altro si preparava a celebrare la marcia il giorno successivo. Un norvegese di origine iraniana ha sparato uccidendo due persone e ferendone ventuno, dieci delle quali in gravi condizioni. Non si è esclusa la pista islamica, in virtù del passato dell’uomo, di una sua presunta radicalizzazione. Un uomo che era sotto la lente di ingrandimento, dunque, il classico lupo solitario che ha agito apparentemente senza complici, anche se tutto resta al vaglio degli inquirenti. Si resta ancora nel campo delle ipotesi, ma è un episodio che inquieta, proprio per la disattenzione che manifestano le Democrazie occidentali, a causa del conflitto. A motivo di una certa recrudescenza da parte dei terroristi ci sono stati, proprio in Italia, alcune operazioni antiterrorismo che confermano un certo fermento. A Genova sono state arrestate quattordici persone che facevano parte di una cellula jihadista e in Trentino due giovani incensurati hanno ricevuto un provvedimento di fermo perché indagati per associazione con finalità di terrorismo. A Roma un uomo di origine egiziana di anni 37 è stato arrestato nei giorni scorsi.

Sullo sfondo del conflitto, riemerge il pericolo islamico radicalizzato che non ha mai smesso di fare proseliti e di operare all’ombra dei grandi sconvolgimenti internazionali. Gli arresti, eseguiti nel nostro Paese, da una parte evidenziano una certa abilità e  bravura nello scovare e smantellare queste cellule che si nutrono della predicazione di tanti imam radicalizzati, d’altro fanno emergere il problema e la domanda se tutto questo lavoro basterà per sconfiggere il terrorismo islamico. Certamente l’incertezza e la frammentazione internazionale non favoriscono la lotta al nemico, anzi, inciterebbero la sua diffusione e la ribalta internazionale di nuove azioni, simili a quelle che abbiamo visto negli ultimi anni, come ad esempio l’assalto alla sede di Charlie Hebdo o la strage del Bataclan. L’educazione compie un ruolo importante, non solo quella scolastica, la quale si prodiga per il superamento delle barriere culturali e religiose, ma anche quella domestica. Non bisogna andare per forza nelle banlieue o nelle periferie dei grossi centri per averne prova. So per certo, che alcuni mussulmani mantengono una certa resistenza all’integrazione e, ancor più preoccupante, un forte odio nei confronti di cristiani e ebrei. Alcuni, per fortuna, perché  conosco tanti mussulmani integrati e disposti al dialogo, pur mantenendo la propria identità. Bisogna lavorare sugli individui deboli, ragazzi e bambini, che si alimentano dell’educazione dei parenti, che continuano a pensare che la Shoa, ad esempio, sia stata un bene. Posso assicurare di averne sentito parlare, come so di giovani mussulmani presi di mira a motivo della loro fede e delle loro tradizioni che si sono chiusi ermeticamente ed espostisi al rischio di un odio  nei confronti dell’Occidente. Prevenzione come educazione, come insegna il caro don Bosco, perché è importante intervenire sui soggetti più deboli e aiutarli a comprendere il vero della storia e la bellezza che risiede in ciascuna religione, perché il nemico, come possiamo vedere, è sempre pronto a colpire nel buio delle nostre incertezze e paure.

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I primi 100 milioni di followers di Musk

I primi 100 milioni di followers di Musk
(reuters)
Ora è vicino al sorpasso su Cristiano Ronaldo, poi toccherà a Rihanna, Katy Perry e Justin Bieber e infine Barack Obama che guida la classifica mondiale
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Elon Musk ha appena tagliato il traguardo dei 100 milioni di followers su Twitter. E’ ad un passo dal riprendere Cristiano Ronaldo, poi toccherà a Rihanna, Katy Perry e Justin Bieber e infine Barack Obama che guida la classifica generale a quota 132 milioni. Questione di qualche settimana e Twitter avrà un nuovo re.

Infatti nell’ultimo mese e mezzo Musk ha guadagnato 20 milioni di followers, l’ex presidente degli Stati Uniti appena uno. Se Musk alla fine davvero comprerà Twitter, comprerà il social network di cui è l’utilizzatore di maggior successo. Questo primato non arriva per caso.
Musk cresce più di tutti perché Twitter lo usa più di tutti. Di più: perché anche grazie a Twitter ha trasformato la sua vita in un reality show: ogni giorno si racconta, esterna, discute, litiga, scherza. Sembra incredibile che in mezzo a tutto questo twittare trovi anche il tempo di lavorare e guidare alcune delle aziende più importanti del mondo come Tesla e SpaceX. Al contrario gli altri ormai praticamente tacciono e hanno affidato la gestione del profilo agli addetti stampa che ne fanno un uso algido e di fatto promozionale e quindi poco interessante.
E’ stato lo stesso Musk qualche mese fa a notarlo, con un tweet ovviamente, in cui si chiedeva: “Twitter sta morendo?”, proprio perché i profili con maggior seguito erano di fatto inerti. La verità è che per le cosiddette celebrities Instagram e Tik Tok funzionano molto meglio, Twitter invece resta il social perfetto per le notizie. Musk è riuscito ad impadronirsene solo perché è diventato lui stesso la notizia: qualche giorno fa uno dei più importanti siti di tecnologia del mondo ha rilanciato una newsletter intitolata “This Week in Elon”, ovvero che ha fatto e soprattutto detto Musk questa settimana. Va detto che non ha scelto la settimana ideale per ripartire: per la prima volta Musk tace da una settimana esatta. Sarà in vacanza? O avrà deciso di chiudere il reality show che aveva inventato?
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Video intimi e così non scrivi

 
La giornalista Lucia Piemontese è stata ricattata con la minaccia di pubblicaziuone di un video porno perché nonparlasse più delle mafie pugliesi

La giornalista Lucia Piemontese è stata ricattata con la minaccia di pubblicaziuone di un video porno perché non parlasse più di mafia

Si parlava qui qualche giorno fa di quella bellissima serie tv intitolata Privacy (Intimidad) in cui la protagonista, candidata sindaca a Bilbao, e molte delle donne che fanno parte del racconto sono vittime, si scopre poco a poco, di ricatto attraverso la diffusione di video o immagini con contenuto sessuale che le riguardano. Il revenge porn, anche questa formula abbiamo mutuato dall’inglese, si associa in genere a ricatti di natura – diciamo così – sentimentale, relazionale: qualcuno che è stato con te e che, finita la storia, ti “punisce” e si vendica.

Meno spesso si dice di quanto questo genere di materiale sia usato per intimidire professionalmente, stroncare sul nascere candidature e ambizioni, mettere a tacere chi fa il suo lavoro. Il sito di Ossigeno per l’informazione, importante osservatorio sui giornalisti vittime di minacce, ha dato conto qualche giorno fa della vicenda di Lucia Piemontese. Lucia è giornalista d’inchiesta, caporedattrice del quotidiano “L’Attacco” di Foggia, vive a Manfredonia, si occupa di mafie. Scrive dei clan della Capitanata, la cosiddetta “quarta mafia”.

Ha raccontato: “Due mesi fa al mio direttore è stato riferito che circolava un presunto video di natura sessuale che mi vedrebbe protagonista”. Naturalmente non è rilevante che il video esista o meno: importante è far girare la voce, soprattutto nei piccoli centri. La gente mormora. “Poco dopo sono arrivate le scritte sessiste sui muri”: una accanto al portone di casa. “Dopo avermi fatto recapitare ‘inviti’ a occuparmi d’altro ora cercano di delegittimarmi colpendo la mia reputazione”, ha denunciato. Pensano di renderti inoffensiva, dissuaderti. Attraverso il sesso, come se no. “Ma io vado avanti”.

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Doctor Human

Doctor Human
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La prima cosa bella di venerdì 1 luglio 2022 sono i medical drama di nuova generazione. Perché ci piacciono? Credo sia perché il vero dramma è il medico stesso. Provate a pensarci: il dottor House ha una menomazione alla gamba destra, the good doctor ha la sindrome dell’idiota sapiente, Doc ha perso la memoria di un pezzo della sua vita e il più amabile, il dottor Max Goodwin di New Amsterdam, ha il cancro (anche se l’esistenza di 4 stagioni conforta chi sta in pena mentre fa la chemio nella prima). Da bambino diffidavo dei barbieri calvi poi ho capito che il modo migliore per affrontare un problema è averlo sperimentato di persona. Non si offendano i dottori sani, sicuramente altrettanto bravi, ma ora si cerca nei medici un particolare che riveli la loro vulnerabilità, quasi si chiede loro la cartella clinica per essere certi che abbiano passato qualcosa di simile. E, soprattutto, che abbiano trovato il modo di uscirne. Quando, la sera, uno si guarda quattro puntate in fila di una di quelle serie l’effetto è che mentre spegne ha la certezza di avere da qualche parte dentro di sè una malattia rara, ma anche quella dell’esistenza di un medico capace di curarla perché conosce il dolore che provoca. Un taumaturgo, ma umano.

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(Leggo)
Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi» Mt 9,9-13.

L’accoglienza che Cristo ha prodigato ai peccatori e ai pubblicani ha fatto scandalo. La comunità della tavola è in Oriente una forma di comunione che va al di là della semplice partecipazione al banchetto. Essa implica l’amicizia, la vicinanza, la fraternità; è un modo di offrire all’altro la possibilità di penetrare nella propria intimità. Coloro che si credevano puri e perfetti escludevano dalla loro tavola coloro che facevano parte della massa dei peccatori, secondo il canone del fariseismo.  Gesù, no!

 

(Prego)

Con tutto il mio cuore ti cerco:
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.

 

(Agisco)

Non essere spaventato della gravità delle proprie colpe: saper guardare con fiducia al Cristo che ha già sconfitto il peccato e la morte.

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I primi 100 milioni di followers di Musk

di Riccardo Luna
 

I primi 100 milioni di followers di Musk (reuters)

Ora è vicino al sorpasso su Cristiano Ronaldo, poi toccherà a Rihanna, Katy Perry e Justin Bieber e infine Barack Obama che guida la classifica mondiale

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Elon Musk ha appena tagliato il traguardo dei 100 milioni di followers su Twitter. E’ ad un passo dal riprendere Cristiano Ronaldo, poi toccherà a Rihanna, Katy Perry e Justin Bieber e infine Barack Obama che guida la classifica generale a quota 132 milioni. Questione di qualche settimana e Twitter avrà un nuovo re.

Infatti nell’ultimo mese e mezzo Musk ha guadagnato 20 milioni di followers, l’ex presidente degli Stati Uniti appena uno. Se Musk alla fine davvero comprerà Twitter, comprerà il social network di cui è l’utilizzatore di maggior successo. Questo primato non arriva per caso.

Musk cresce più di tutti perché Twitter lo usa più di tutti. Di più: perché anche grazie a Twitter ha trasformato la sua vita in un reality show: ogni giorno si racconta, esterna, discute, litiga, scherza. Sembra incredibile che in mezzo a tutto questo twittare trovi anche il tempo di lavorare e guidare alcune delle aziende più importanti del mondo come Tesla e SpaceX. Al contrario gli altri ormai praticamente tacciono e hanno affidato la gestione del profilo agli addetti stampa che ne fanno un uso algido e di fatto promozionale e quindi poco interessante.

E’ stato lo stesso Musk qualche mese fa a notarlo, con un tweet ovviamente, in cui si chiedeva: “Twitter sta morendo?”, proprio perché i profili con maggior seguito erano di fatto inerti. La verità è che per le cosiddette celebrities Instagram e Tik Tok funzionano molto meglio, Twitter invece resta il social perfetto per le notizie. Musk è riuscito ad impadronirsene solo perché è diventato lui stesso la notizia: qualche giorno fa uno dei più importanti siti di tecnologia del mondo ha rilanciato una newsletter intitolata “This Week in Elon”, ovvero che ha fatto e soprattutto detto Musk questa settimana. Va detto che non ha scelto la settimana ideale per ripartire: per la prima volta Musk tace da una settimana esatta. Sarà in vacanza? O avrà deciso di chiudere il reality show che aveva inventato?

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Io sogno tu sei

di Gabriele Romagnoli
 

Io sogno tu sei

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La prima cosa bella di giovedì 30 giugno 2022 è quel sogno in cui sei con qualcuno che non c’è più e dopo un po’ te ne rammenti, ma continui come niente fosse, per non svegliarti, per non svegliare l’altro. E’ un sogno che inizia come tutti, in una situazione che puoi aver già davvero vissuto o no. La presenza di chi non dovrebbe più esserci ti sembra naturale. La rivelazione arriva come un soffio, ti passa dentro. Non lasci che ti faccia cambiare espressione, continui a parlare e sorridere, quasi ti convinci che vada tutto bene, che questa sia ancora la vita. Lo stupore ti accende un mezzo sorriso. Nell’altro, di riflesso, affiora un velo di malinconia. E’ come se avesse capito, ma per lo stesso affetto che vi lega continuasse la sua parte. Siete Harrison Ford e il replicante nell’ultima scena di Blade runner e quel sogno è tutto il tempo che vi è concesso, non per farvi domande esistenziali e avere risposte definitive, ma per giocare a come niente fosse accaduto, perché l’avete dimenticato, non l’avete mai saputo, non è successo. C’è solo questo tavolo, questo foglio su cui scrivete programmi per l’estate, con una biro rossa e ogni parola sbiadisce quando l’hai finita, ma tu vai a capo, e a capo e a capo.  Io sogno tu sei.  

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La ritmoanalisi

 
 
 

 Da Lúcio Pinheiro dos Santos a Gaston Bachelard

A volte succede che case editrici periferiche e nate da poco tempo offrono ai lettori interessanti collane  che propongono inediti itinerari di ricerca con la pubblicazione e la traduzione di testi di figure poco note e appartenenti a mondi culturali non al centro dei dibattiti; inoltre, i testi scelti per loro natura transdisciplinari tendono a non scindere le ragioni del pensiero dalle verità della vita  e si distinguono per essere espressione autentica di un  modo particolare  d’essere e di vedere il mondo secondo ottiche spesso in contrasto con quelle in vigore. Si segnala in tal senso la collana MAAT STUDIES, diretta da Enrico Giannetto e ispirata alla dea egizia MAAT, che trovava nella stella polare Vega  della costellazione della Lira, dove passava la Via Lattea, il suo costante  punto di riferimento; come poi avverrà nel mondo greco, la contemplazione dell’universo era fonte di  conoscenza e nello stesso tempo di una verità a cui legare strettamente il modo di vivere. Non a caso MAAT veniva rappresentata con una leggera e diritta piuma di struzzo  che stava a significare la dea della verità, della rettitudine, della giustizia e nello stesso tempo espressione della mitica ‘età dell’oro’ quando ancora il male non era apparso; ma serviva anche  come una bilancia per verificare al momento della morte  se il peso dell’anima o del cuore messi su un lato superava o meno il peso della piuma messo sull’altro.

Con questo intento di verificare il peso veritativo ed esistenziale del non comune percorso di ricerca di una figura  del ‘900, quasi del tutto ignota come il filosofo Lúcio Pinheiro dos Santos (1889-1950) da considerare nello stesso tempo particolare espressione dell’anima di un paese come il Portogallo, sono apparsi, in ottima traduzione da parte Veronica Pozzessere con relative e significative introduzioni,  due testi scritti da studiosi di questa figura come Pedro Baptista (1948-2020), Il filosofo fantasma. Lúcio Pinheiro dos Santos (Catania, A&G – CUEM 2020) e Rodrigo Sobral Cunha, Filosofia del ritmo portoghese (Catania, A&G -CUEM 2020), testi entrambi con prefazione di Enrico Giannetto dal titolo ‘Verso una filosofia naturale della pluralità del tempo’. Quest’ultimo testo si segnala in particolar modo per il fatto che  è ‘seguito dallo studio di Gaston Bachelard sulla Ritmoanalisi’ di Pinheiro dos Santos, la cui opera del 1931 purtroppo è andata perduta; citata e analizzata dall’epistemologo francese nel capitolo VII della sua opera del 1936  La dialectique de la durée ( trad. it. La dialettica della durata, Milano, Bompiani 2010, pp. 318-361), è  la sola fonte che permette di avere una idea di fondo del pensiero di questo ‘filosofo fantasma’ che fu fisico e psicologo, come lo chiama  Pedro Baptista, anche se come viene giustamente chiarito da Veronica Pozzessere la finalità bachelardiana era rivolta a “supportare i suoi studi sull’argomento” e gettare le basi di una filosofia della pluralità dei tempi nel suo incontro-scontro con le tesi di Henri Bergson.

Ma per capire la ‘Ritmanálisi’ è da sottolineare che sia Pinheiro dos Santos che Bachelard negli anni ’30 si stavano confrontando con gli sviluppi delle nuove teorie fisiche del ‘900, quali la relatività e soprattutto la nascente meccanica quantistica che stavano dando una nuova immagine dell’atomismo e del ‘ritmo’ degli atomi e  dei ‘ritmi del tempo, dei tempi’ grazie ‘allo spazio-tempo curvo e alla variabilità discreta, discontinua dei quanti’, come sottolinea Enrico Giannetto che fa riferimento pure ai lavori più recenti degli anni ’80-’90 di Michel Serres rivolti a ‘riscoprire il tempo’ e agli ‘elementi di ritmoanalisi’ e alla ‘conoscenza dei ritmi’ di Henri Lefebvre. Anche se in maniera indiretta e attraverso la mediazione dell’epistemologo francese emergono dai due studi tradotti lo spessore e la statura teoretica di Pinheiro dos Santos col suo “discorso sul ritmo che spazia dalla fisica quantistica alla psicologia, dalla psicoanalisi alla biologia, dall’antropologia all’ecologia”, come evidenzia Veronica Pozzessere  nel fare la storia della ritmoanalisi con l’analisi di altri pensatori portoghesi come Leonardo Coimbra su cui si sofferma il testo di Sobral Cunha; tale importante testo ci permette di prendere atto dell’esistenza di una vera e propria ‘filosofia del ritmo portoghese’, la cui originalità “caratterizza questa terra di confine, il Portogallo, luogo che conserva un rapporto privilegiato con la natura” sino a costituire “una tradizione di pensiero che sin dall’inizio ha messo la natura al primo posto” per Veronica Pozzessere che trova delle forti analogie con lo stesso percorso poetico di Fernando Pessoa nella poesia  Natura tanto indefinibile quanto Dio.

In tal modo si deve prendere atto che esiste un capitolo del pensiero filosofico-scientifico, quello portoghese, oltre alla più nota letteratura, con le proprie peculiarità  che sino ad ora non ha avuto una adeguata attenzione critica nei dibattiti del ‘900  né tanto mano nei manuali di filosofia; i due testi tradotti ci permettono di entrare in un preciso universo teorico dove primeggia la figura di Pinheiro dos Santos con la sua originale teoria basata sul ruolo cruciale assegnato al ritmo ritenuto in grado di essere un principio che genera l’equilibrio e l’armonia universali.  Il testo di Cunha in particolar modo ci permette di trovare delle analogie ‘ritmoanalitiche’  con altre figure come Coimbra, Joaquim Domingues e  Ludwig Klages che si sono soffermati nel trovare diversi punti in comune tra il pitagorismo e alcuni sviluppi del pensiero scientifico del ‘900; in tal modo  si dà al ritmo, significativamente definito O ritmo excelso, una valenza ontologica che costringe a mettere in discussione, come ha fatto lo stesso Bachelard in Le nouvel esprit scientifique del 1934 dove si parla della necessità di una ‘epistemologia non-cartesiana’ e di una ragione complessa più capace di cogliere le diverse nuances del reale, la visione cartesiana del mondo con le sue propaggini meccanicistiche. Pinheiro dos Santos, quasi in analogia con altre figure del primo Novecento come Pierre Teilhard de Chardin che parlava di Inno alla Materia e Alfred N. Whitehead che dava importanza strategica ai processi, ritiene necessario ridimensionare la visione antropocentrica  e ci inoltra in una visione cosmocentrica dove ciò che conta di più è l’ascolto della natura e dei suoi ritmi naturali col dare un senso diverso a “quel ritmo prossimo della vita ed al divenire eracliteo”, come viene sottolineato da Veronica Pozzessere.

I due testi, oltre a fornire una inedita ricostruzione bio-bibliografica di tale ‘filosofo fantasma’, si segnalano per una precisa scelta metodologica portata avanti, come nel caso soprattutto di Pedro Baptista e autore di altri lavori come anche del  progetto di costituzione della prima Facoltà di Lettere di Porto,  “attraverso i fossili di radiazioni del suo spettro”; è da tenere presente che il concetto di ‘spettro’, poco tenuto in debita considerazione nei dibattiti filosofico-scientifici, si trova nello stesso Bachelard che a sua volta lo derivò dalle profonde analisi delle teorie fisiche del primo Novecento, come si ricava da un recente lavoro sull’epistemologo francese (cfr. Charles Alunni, Spectres de Bachelard, Paris, Hermann 2018) proprio per indicare la pluralità, le potenzialità e i fili multipli di un percorso oscillante tra filosofia, scienza e poesia. In tal modo si comprendono meglio la portata ed il senso stesso dell’idea originale compresa nello scritto ‘A ritmanálisi’,  frutto della combinazione di diversi fattori e anche degli stessi stretti rapporti di Pinheiro dos Santos con il pensiero francese dei primi decenni del secolo scorso; nelle pagine dei due testi “lo spettro prende forma” e si irradia sino a poter parlare con Cunha  di una stessa “ragione ritmica germinata dalla ritmoanalisi”, opzione teoretica venuta a galla tra le due guerre e sviluppatasi da una parte insieme cogli apporti decisivi della relatività, della fisica dei quanti e della meccanica ondulatoria e dall’altra con l’emergere del concetto di energia propria della psicoanalisi e del movimento surrealista.

In tale modo, come in Bachelard, scienza, filosofia, poesia e altre costellazioni concettuali come la psicoanalisi, pur appartenenti a mondi diversi, si presentano come universi aperti, dialogano in maniera costruttiva mettendo  in crisi la granitica ragione cartesiana e demolendo i miti di un certa modernità e i suoi ‘assoluti terrestri’  come li chiama Dario Antiseri; ed in Pinheiro dos Santos prende sostanza teoretica la “nozione filosofica di ritmo” che ci permette per Cunha “una rinnovata comprensione del tempo e dell’universo che rinvigorisce le dialettiche con il sapore della vita cosmica e dell’intelligenza arguta, soppiattando logicismi cosisti e binarismi forti, conciliando l’esprit de géométrie e l’esprit de finesse”. In tal modo emerge una visione del ritmo basata non tanto sulla ripetizione, ma sull’innovazione sino ad elevarsi in “senso creazionista” col fornire, quasi analogamente al percorso di Romano Guardini negli stessi anni, “una comprensione dinamica delle polarità su tutti i fronti” col generare così, a dirla con Bachelard, un esprit surrationnelmultiforme dove svolgono un ruolo creativo sia la ragione filosofico-scientifica, soprattutto nella sua veste matematica, che la rȇverie in azione negli universi poetici. E non sarebbe esagerato affermare che la ritmoanalisi, proposta da Pinheiro dos Santos  nutritosi sul piano ermeneutico della presa in carico di diverse costellazioni concettuali del primo Novecento, sia stata la via portoghese della complessità, come è stata del resto quella di Gaston Bachelard   in base alle indicazioni forniteci da Edgar Morin.

Così questi due testi che vanno letti insieme non solo ci offrono attraverso la storia della ritmoanalisi quasi una archeologia del pensiero portoghese con l’offrirne un inedito panorama  dove in questi ultimi tempi, grazie alla riscoperta di tale filosofo fantasma, è in atto un movimento di pensiero che Rodrigo Sobral Cunha chiama Filosofia atlantica del ritmo a cui dare una più adeguata attenzione critica;  ma aiutano anche a capire un momento del pensiero europeo del primo Novecento e ad ‘esumare delle armonie nascoste’, come le chiama Charles Alunni,  tra figure che pure con intenti diversi si sono incontrate nutrendosi a vicenda dei rispettivi punti di vista, una vota abbeveratesi a diverse e comuni fonti di Siloe. E a questo proposito assume un diverso significato storico-teoretico un’altra ‘armonia nascosta’, quel fatto poco noto e relativo alla traduzione in portoghese nel 1934, con relativi dibattiti e con significative risonanze anche in Brasile, di una delle ultime opere del matematico ed epistemologo  Federigo Enriques, La signification de l’histoire de la pensée scientifique; tale opera passò inosservata in Italia e fu invece, grazie a Paul Valéry e  Gaston Bachelard, al centro di animati dibattiti in Francia  che determinarono un crescente interesse nel mondo portoghese verso queste problematiche sino all’organizzazione a Lisbona di un  Congresso Internazionale di Storia della scienza  nello stesso anno e voluto da Hélène Metzger (Hélène Metzger, vittima della Shoah, filosofa della scienza, 27 gennaio 2021).

Bisogna essere grati, dunque,  a Enrico Giannetto e a Veronica Pozzessere che ci hanno proposto una figura degna di essere conosciuta e che può incarnare i nostri sempre più pressanti aneliti veritativi dopo le illusioni del pensiero post-moderno, oltre all’invito a non sottovalutare l’apporto di altre tradizioni di pensiero; in tal modo si può parlare anche di una specifica filosofia portoghese anche perché al suo interno, in questi ultimi decenni, stanno prendendo piede altri significativi percorsi come quello relativo all’Epistemologia da Interdisciplinaridade, portato avanti da Olga Pombo, e nel campo più specifico della filosofia della scienza.

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L’ambita libertà

 
 
 

Ma esiste?

Libertà, desiderata e temuta libertà. Non solo sogno americano, ma di tutti i popoli.

Pagheremmo per essa, ma per comprarla abbiamo bisogno di un lavoro e questo significherebbe rinunciare al tempo, ovvero alla libertà. Ma è possibile essere liberi? Chiaramente no.

Dai primi tempi della nostra vita siamo vittime di liberticidio. Pensate, nasciamo senza che abbiamo parola in merito giustamente, ma già qualcuno decide per noi e questa non è libertà. Siamo obbligati ad andare a scuola, per avere una cultura che ci aiuterà a vivere e interagire con il mondo esterno. Dobbiamo lavorare e dobbiamo studiare, ma già in questo c’è libertà, per sommi capi decidiamo cosa scegliere, almeno per la maggior parte dei casi.

Siamo liberi da noi stessi? La nostra coscienza ha una forma limitata direbbero alcuni vecchi filosofi, limitata dal nostro corpo. Eppure alcune religioni professano la meditazione, un qualcosa capace di andare al di là del corpo. Alcuni, ad esempio, praticano il viaggio astrale: lo “spirito” scinde dal corpo e vola, ovunque vuole. Questa è un apparente libertà, eppure abbiamo bisogno di qualcosa per praticarlo.

Ecco, proprio questo “bisogno di” non ci rende liberi. Fisiologicamente non siamo liberi. Per vivere abbiamo bisogno che il nostro cuore pompi il sangue, abbiamo bisogno di respirare, mangiare e bere. Siamo schiavi del nostro corpo in questo senso.

Cambiamo aspetto, quello psichico. Viviamo dell’approvazione dell’altro, abbiamo bisogno di affetto per stare bene. Se questo ed altro non dovesse avvenire, candiamo in squilibri psichici, capaci di far insorgere disturbi, alle volte incurabili.

Quindi, la libertà non esiste. Per essere liberi dovremmo essere privi di bisogni e dipendenze. Il semplice desiderio di essere liberi non ci rende tali. Analizziamo un attimo il desiderio. Sentiamo il bisogno di qualcosa che non abbiamo e, il bisogno, come detto prima, è liberticida.

Ma andiamo più vicini a noi: i diritti. Questi, che spaventano alcuni partiti politici, oggi non li abbiamo, almeno nella circoscrizione italiana. Pensiamo all’aborto.  In Sicilia c’è l’85% di obiettori, personale medico che si rifiuta di praticare l’aborto.

L’unica volta in cui siamo liberi, una libertà illusiva, è quando sentiamo di essere liberi. La sensazione è capace di alterare la razionalità e realtà della persona. Ma facciamoci bastare questo!

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(Leggo)
«Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati» Mt 9,1-8.

Miseria e misericordia. È così che sant’Agostino riassume l’opera redentrice di Cristo. Miseria dell’uomo; misericordia di Dio. Il miracolo di Cristo, che perdona i peccati e dà la salute, proclama che la misericordia di Dio è più forte della miseria dell’uomo.

(Prego)

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
(Agisco)

Perché l'eucaristia, il segno più alto del perdono, sia il nostro ringraziamento per ciò che Egli ha fatto per tutti noi.

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