L'età dei sogni è passata da un pezzo e con lei la convinzione che tutto sarebbe stato possibile. La realtà ha preso il sopravvento, spazzando via progetti, aspettative, aspirazioni. Eppure il processo non è stato repentino ed improvviso; tutto è accaduto lentamente, senza che me ne accorgessi. Ad un tratto ne ho preso coscienza e tutto mi è apparso in una prospettiva diversa, anche ciò che avevo già vissuto. Deve essere stato allora che ho capito davvero chi sono.
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Con l'andare del tempo, ho capito che l'esperienza crea una specie di scudo, una protezione che ci rende all'apparenza meno sensibili, più solidi. Eppure la tenerezza e la fragilità non scompaiono, rimangono lì sotto la coltre di cinismo, si incistano nel profondo dell'anima, pronti a riemergere nel momento di debolezza, quando una parola, uno sguardo, una carezza riaprono la porta a ciò che siamo stati, a quei bambini di un tempo, capaci di gioire o piangere senza schermi, liberi di mostrare l'assoluta purezza della nostra essenza.
Ciò che avrebbe potuto essere non è davvero importante, se non nella nostra mente; quello che conta sul serio è ciò che è stato.
Accettare il tempo che passa. Essere consapevoli che non potremo mai più essere quelli che eravamo ieri. Guardare al futuro, senza farsi condizionare dal rimpianto per il passato. Vivere serenamente il proprio presente, evitando di caricarlo del peso delle aspettative proprie ed altrui. Forse è questo il segreto della felicità.
Viviamo la maggior parte del nostro tempo inconsapevolmente.
Sono sempre arrivato tardi nella vita, anche quando pensavo di essere in tempo. Ed anche questo l'ho capito fuori tempo massimo!
Viviamo pensando che quanto accade intorno a noi sia oggettivo, senza renderci conto che tutto ciò che vediamo, tutte le nostre esperienze sono il frutto della nostra percezione. La realtà non è mai come la vediamo, per intuirne vagamente il senso è necessario compiere uno sforzo di astrazione: guardarsi dall'esterno, guardarsi come gli altri ci vedono.
Avrei dovuto chiedere scusa più spesso per le parole non dette ed i gesti incompiuti. L'assenza lascia segni indelebili, forse anche più profondi delle stesse azioni. Perché omettere, astenersi non ha mai un valore neutro, ma, per quanto implicitamente, esprime comunque una scelta, un pensiero, un sentimento. Ho lasciato cadere tante volte una conversazione, una relazione, come se il silenzio potesse lasciarla lì com'era, congelarla nel suo istante migliore o peggiore, ma non è mai stato così.
"Se guarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te".
F. Nietzsche
A volte mi chiedo se dietro al bisogno di amare una persona non si nasconda la consueta pulsione egoistica: il bisogno di vivere un sentimento esclusivo, privato.
In fin dei conti, però, non credo sia importante saperlo, così come non è sempre necessario indagare i motivi che hanno indotto un artista a realizzare il suo capolavoro. Ciò che conta è il risultato. L'amore è un'opera d'arte in continuo cambiamento, perché tutto ciò che è umano si modifica nel tempo. Eppure ciò che rimane sempre uguale, è quella tendenza a confondersi, a rinunciare ai propri confini. L'amore esige condivisione, comunione. L'amore annulla le distanze, senza rinunciare alla diversità. L'amore è fusione, unicità. L'amore è quella incredibile alchimia che nasce dal nostro essere imperfetti, incompleti e come ogni magia riempie i cuori sinceri di gioia e di meraviglia.