Per tutte le volte che mi sono resa ridicola e la mia gonna è rimasta strappata dentro circuiti di viole e spine. Dentro il suono di un violino. Per quelle volte in cui ho desiderato solo che continuinasse, fino a sentire i graffi alle caviglie. E di resistere. E di lasciarmi scivolare l'aria sul collo. Rossa. La macchia che mi divorava. E all'improvviso mi riempiva la mente. Era rossa. Disperatamente rossa. E io ci fremevo dentro. Come quando non sai smettere di tremare. E quella sabbia rossa ti entra. Dentro. A fondo. E tu anneghi dentro la tua carne e sprofondi tra le tue vene, come dentro una voragine. Fino a raggiungere una specie di deserto segreto. In un pugno. Stretto là, dentro quelle dita. Senza essere un segreto. Quella nuvola rossa e densa confonde, smeriglia, dilata. E tu non sai più contare. E non conti neanche più. Ho sognato di contarti sulla bocca. E tu contavi contro la mia. Ma sbagliavamo e ci impigliavamo. E non sapevamo ricominciare. Avevo troppa voglia di baciarti. Ma non riuscivo a smettere di parlarti addosso. Sui denti. Tra le nostre lingue. E tra parlare e vivere sceglievo le parole. E ti mangiavo, parola su parola, respiro dentro respiro. E le mie parole ti scendevano sul collo, mentre mi ansimavi dentro. Come se io fossi stata una caverna. Io non sapevo cosa dirti, solo che ti volevo, ancora e sempre, e sempre di più. Ed era bellissimo. Ed era tristissimo. Non ci raggiungevamo mai. Una pioggia di malinconia feroce. E tutto restava rosso. Senza che quella nebbia si diradasse. Ero io che non c'ero più. E neanche tu. Solo sabbia rossa, avida e muta, esattamente dove prima era stata quella nube. Quel fuoco e quel gelo. Quell'ardore e quella scintilla, di un viola terribile ed accetante. Contro un muro che adesso ha la tua voce, quella di quando sei dolce e chiudi gli occhi. E mille satelliti fagocitano la realtà. Blu ed inaspettati, come quel bordo di speranza che ti circonda lo sguardo e mi affondava dentro di sè. Quasi mi acquietava. Anche se il rosso tornava sempre.E ancora torna. All'improvviso, senza preavviso, e devasta. Ti fa desiderare solo di fuggire e di essere diversa. Oltre tutte le promesse tradite, oltre tutti i sogni infranti, oltre l'inutilità del dolore e del male. Lontano da quella polvere. Ancora a contarti addosso. Ed ad intrappolarti tra i miei brividi. Nella rete del mio ragno.