WALLACE STEVENS
Il senso ordinario delle cose
Cadute le foglie, torniamo
al senso ordinario delle cose. È come se
avessimo esaurito l'immaginazione,
inanimi in un savoir inerte.
È difficile persino scegliere l'aggettivo
per questo freddo vacuo, questa tristezza senza causa.
La grande struttura è diventata una casa modesta.
Nessun turbante percorre i pavimenti immiseriti.
La serra ha più che mai bisogno di una riverniciatura.
Il comignolo ha cinquant'anni e pende da una parte.
Uno sforzo fantasioso è fallito, una ripetizione
nella ripetitività di uomini e mosche.
Eppure l'assenza dell'immaginazione doveva
essa stessa essere immaginata. Il grande stagno,
il suo senso ordinario, senza riflessi, foglie,
fango, acqua come vetro sporco, espressione di un certo
silenzio, il silenzio di un topo uscito a vedere,
il grande stagno e lo sfacelo delle ninfee, tutto ciò
doveva essere immaginato come una conoscenza inevitabile,
imposta, come impone una necessità.
Mondadori Editore, Collana Meridiani, Milano - 2015
fuck nota:
mi sono strappata le ali dal dorso liberandomi dall'utopia di salvare anche solo uno dei frammenti di questo mondo.
Le ferite, ammesso vi fossero, le ha curate il sole rovente assieme alle falci taglienti di lune bianche.
un'inusuale leggerezza mi ha pervaso, sollevata dal mio stesso peso, dal peso della pretesa.
sotto al tiglio leggo venature di foglie secche, le chiudo nel palmo della mano per ascoltare il crepitio della distruzione.
osservo le fessure sulla terra riarsa, ogni giorno più marcate, nuova geometria,
geografia di frammenti.
La stagione, in tutto ciò, scorre pacificamente lenta, le radici affondano e si dissetano in acque antiche.
non desidero nulla, è meraviglioso.



