Solo il tuo cuore acceso
e niente più.
Il mio paradiso un campo
senza usignolo
né lire,
con un ruscelletto
e una piccola fonte.
Senza la carezza del vento
sulla fronda,
senza la stella che vuole
essere foglia.
Una grande luce
che fosse
lucciola
di un’altra,
in un campo di
sguardi interrotti.
Una luminosa quiete
dove i nostri baci,
nei sonori
dell’eco,
si aprirebbero lontano.
E il tuo cuore acceso,
null’altro.
(F.G.Lorca)
(08:49)
Un Lorca, in questi versi più che splendidi, molto positivo, incredibilmente efficace.
Una perla rara che vive nel suo eterno splendore e che mi ha piacevolmente sorpreso, fino a farmi sorridere quando, in queste giornate pur illuminate da un benevolo sole, non ne ho proprio voglia.
A volte accade che un fuoco, un sacro fuoco si impadronisca di due anime inconsapevoli e le sostenga, le riscaldi e le amalgami intimamente, con infinita dolcezza.
Però quel fuoco, quando all’improvviso diventa particolarmente intenso e incontrollabile, brucia tutto e ... tutto finisce in una nuvola di polvere acre che un vento, impietosito, disperde in quest’’aria invernale.
Simile a un amore che si nutre solo di virtualità, quando il semplice tocco di una mano renderebbe tutto più etereo, quasi impalpabile, soprattutto umano.
«Il vero amore non lascia tracce» scrisse Leonard Cohen...
Convinto del contrario per tanto tempo, adesso sorge in me qualche timida domanda, incerta...
Tanto che la sensazione che provo in queste fredde giornate invernali, è che amare diventi sempre più un tempo di breve durata, dimenticare il più delle volte sia difficile, lungo, fino a diventare, in qualche caso, impossibile.
Terribilmente insopportabile.