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SONETTO 147 DI SHAKESPEARE
Il mio amore è come una febbre, anelando sempre
a ciò che più a lungo ne alimenta il morbo,
nutrendosi di ciò che ne conserva il male,
per compiacere il volubile e malato appetito.
La mia ragione, medico del mio amore,
furiosa che le sue prescrizioni non vengano seguite,
m’ha abbandonato, e ora disperato scopro
che il desiderio è morte, e la medicina lo vietava.
Sono incurabile, ora che la ragione più non mi cura,
e, pazzo delirante per la continua agitazione,
i miei pensieri e i miei discorsi sono quelli dei folli,
vanamente formulati alla rinfusa, lontano dal vero;
perché ti ho giurata bella e ti ho pensata luminosa,
tu che sei nera come l’inferno, e buia come la notte.
HO FAME DELLA TUA BOCCA DI PABLO NERUDA
Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.
Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.
Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano dell'aitante volto,
voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia
e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe.
“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita”
(W. Shakespeare)
Cercami così, con le mani e con la mente, col silenzio impaziente degli occhi, cercami con la lingua e con le labbra avide, con la febbre e l’attenzione che l’amore pretende, cercami così. Trovami qui, nell’ansia della fame e del desiderio, nel languore della pelle, trovami nell’erba del ventre, nel tepore dell’inguine, nel fuoco delle labbra che si aprono ad accoglierti, trovami qui…
~ Juan Ruiz ~


