Durante una discussione, può succedere di sentirsi feriti da alcune parole che, in realtà, non ci riguardano affatto. Reagiamo in maniera apparentemente ingiustificata, ma in realtà è stato toccato un nostro punto sensibile, il nostro “tallone d'Achille”, risvegliando una vecchia ferita e provocando una reazione intensa. Si tratta di una reazione inconscia: al dolore, rispondiamo con la rabbia. Mostriamo le zanne, in modo obiettivamente esagerato; tuttavia, questa reazione ci dà l’occasione di osservarci con più attenzione e di capire cosa di preciso è scattato in noi. Le nostre azioni possono essere la punta di un iceberg: manifestazione di una ferita interiore più profonda che si nasconde nell'inconscio. Nel libro “Le cinque ferite e come guarirle” di Lise Bourbeau, si evidenzia che ci sono esperienze riguardanti il nostro passato, in grado di compromettere la nostra sopravvivenza: l'abbandono, il rifiuto, l'umiliazione, il tradimento e l'ingiustizia. L'autrice ci invita a riflettere su quale di queste categorie possa corrispondere al nostro punto dolente, in modo da chiarire meglio la sua natura. Affrontare quel “dolore assopito che riemerge inaspettatamente” è fondamentale, come suggerisce Kenji Miyazawa-
“Noi dobbiamo abbracciare il dolore e bruciarlo come combustibile per il nostro viaggio.”
I mostri che abbiamo dentro di noi devono essere disinnescati, prima o poi.
A volte basta riconoscerli, altre volte è necessario affrontarli e combatterli, affinché non interferiscano
con il nostro viaggio.