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Il dovere mi porta a trascorrere molte ore fuori dI casa, mi porta altrove, ma amo la mia abitazione; mi rappresenta e funge da biglietto da visita.

(Penso che la nostra casa ci rappresenti.)

Dedico tempo e attenzione alla sua cura, rendendola accogliente per i miei cari e gli amici. La vivo sia da sola che in compagnia; non è solo un semplice spazio funzionale, con dentro ciò che serve alla sopravvivenza fisica; non è solo nutrimento per il corpo. È un rifugio, un luogo ricco di amore che dà calore e cibo alla mia mente. Non è costruita solo di mura: vive di persone, abbracci, sguardi e parole.

Si sedimenta nel tempo e il suo spazio mi vede trasformare. Sotto il suo tetto trovo riparo e conforto, ma sa diventare un grande archivio invisibile dove ripongo i ricordi, i silenzi, i profumi, gli affetti che hanno contribuito a definire la mia identità.

 

 

 

 

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Hai mai scritto qualcosa solo per poter rileggere i tuoi pensieri nel tempo? Non si tratta necessariamente di pubblicarlo o condividerlo, ma piuttosto di intraprendere un viaggio di introspezione.

Voglio capire chi sono esprimendo liberamente ciò che sento, qui e ora. La scrittura ha ancora questo potere: riorganizzare le idee e dare forma al caos interiore. Non è necessario essere scrittori con un diploma in letteratura, né cercare l'approvazione degli altri. Mi sono innamorata della parola pensata e del suo potere evocativo e magico. Nel mio vocabolario ci sono pochi termini, molto semplici e forse con accenti errati, ma capaci di liberarmi da una solitudine che spesso si trasformava in pianto, aprendo finestre sul mio mondo. Penso a parole e le vesto: parole silenziose, immaginate, che riescono a colmare il vuoto opprimente della solitudine.

Oggi viviamo in un'era digitale pregna di esibizionismo: tutti scrivono e mostrano le proprie vite. Non sono sicura se ci sia autenticità e, se c'è, in quale misura. Scrivere per se stessi diventa un atto creativo. È come tenere un diario da riporre in un cassetto, da riscoprire negli anni a venire.

CHI eravamo, COME eravamo...

Sono consapevole che questo spazio non è privato, ma un contenitore con filtri da applicare, dove le persone leggono con una lente d'ingrandimento diversa dalla mia. Scrivo in modo da proteggere la mia privacy. Scrivo per esprimere pensieri che possano evocare emozioni, destinate a riaffiorare nei miei ricordi.

Forse, anche per chi legge, come scrisse Desirè Kariny, diventerò quel “non sono solo ciò che scrivo, ma anche ciò che provi mentre leggi... ti riconoscerai nelle mie parole e nelle mie emozioni...”

Non sarò veloce da leggere, né leggera o chiara, non ne sono certa! Tuttavia, voglio trovare un modo per non fermarmi e per non spegnermi. Voglio rimanere viva.

(Vi assicuro che spesso ho molto  più righe da aggiungere, mi contengo ☺ )

     - Scrivo per “stare meglio”, non per forza per “fare meglio” -

Sì, penso che non sia necessario inviare messaggi eclatanti. Ognuno di noi ha un compito nella comunicazione: si tratta di essere onesti e riflettere la nostra verità nelle parole che scriviamo.

 

 

 

 

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  Le persone con una mentalità rigida e presuntuosa tendono a proclamare con orgoglio di detenere la verità, che spesso si traduce in semplici "formule vuote" riguardo ai comportamenti e alle azioni corrette da adottare nella vita.
Quando ci troviamo di fronte all'immensità dell'oceano, come la 'giovane portoghese' nel testo della canzone, si sperimenta un senso di 'piccolezza/irrilevanza, percependo il silenzio dell'universo. In quel frangente, si realizza umilmente di essere solo "un nulla", un punto trascurabile nel vasto contesto cosmico.
L'essere umano può essere paragonato a un lampo, a "una luce accesa e subito spenta", o "a stanze illuminate di case intraviste da un treno in corsa": un attimo fugace. Questa riflessione, sebbene possa apparire amara e ironica, ci invita a

considerare la rapidità con cui scorre la vita.

In effetti, in tali momenti, si diventa consapevoli che la vita scorre rapidamente, come un lampo, e l'individuo vive come quella bambina di fronte all'oceano, riconoscendo il proprio “non sapere”. È una saggezza triste e nostalgica, quella consapevolezza della vita che (prima o poi ci accomuna tutti), invita a riflettere sulla sua transitorietà.

Direte: "Oh! Bene!!!... Come a dire 'ricordati che devi morire', aspetta che me lo segno." Sembra quindi che non ci sia differenza tra passare la vita a drogarsi o dedicarsi come missionario nei paesi poveri, tanto, fin della fiera, moriamo. Tuttavia, è fondamentale chiarire che queste riflessioni non intendono demotivarci o, peggio ancora, spaventarci; piuttosto, sono un monito per coloro che amano dominare gli altri e il mondo intero. Dobbiamo mantenere un atteggiamento di umiltà.

È essenziale sfruttare il nostro tempo conducendo una vita semplice, attiva, prepositiva; collegando questa verità alla realtà: “tutti noi abbiamo lo stesso epilogo”.

Indipendentemente dalla nostra consapevolezza, ogni individuo deve confrontarsi con questo fatto ineluttabile, che può, anzi deve, migliorare la qualità della propria vita.

 

 

 

 

 

 

 

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Ho dovuto affrontare la morte diverse volte per comprendere il vero significato della vita.

Quando parlo di "morte", non mi riferisco alla fine dell'esistenza, ma a quelle esperienze che spengono il tuo spirito. Ti fanno sentire morto, anche se continui a respirare. Quando cadi e sono le tue stesse scarpe a farti inciampare.

Sono momenti in cui ti allontani dalla tua vita mille volte e ti perdi.

Poi arriva qualcuno che riesce a trovarti, anche quando tu stesso non sai dove sei.

Comprende il tuo caos e ascolta i tuoi silenzi.

È qualcuno capace di fare la differenza, a cui non racconti quello che fai.

Racconti come stai.

Sa come accoglierti e farti rinascere.-

 

 

 

-Nascere non è sufficiente per nessuno nella vita.

È indispensabile e ricorrente rinascere, inteso in un senso fisico e/o spirituale. Si parla di rinascita dopo aver attraversato un periodo difficile, sia a livello fisico che psicologico. Necessita l'aiuto di qualcuno che reputiamo importante ma, siamo noi quel “qualcuno” la cui volontà è determinante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Quando qualcuno desidera vederti, troverà il modo di farlo.

Ti raggiungerà ovunque tu sia, anche solo per un attimo.

Può essere una visita veloce, un bacio, un gelato o un caffè.

Farà di tutto pur di trascorrere anche solo un momento con te.

Se c'è amore, si trova sempre il tempo.

La voglia di rivedere quella persona cresce.

In una relazione, ci si eleva insieme,

pensando in due e senza spazio per egoismi.

Altrimenti, non dovresti nemmeno tentare

di entrare nel cuore di qualcuno,

se alla prima difficoltà decidi di ritirarti.

 

 

 

 

 

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Tratto da “Vicino a te non ho paura”di Nicholas Sparks

(film omonimo  datato 2013)-

 

(Lettera della moglie, scritta prima di morire, destinata a colei che avrebbe riacceso l'amore nel cuore del marito.)

 

Alla donna che mio marito ama.

Se stai leggendo questa lettera, deve essere amore vero. Lui ti ama, senza ombra di dubbio, altrimenti non ti avrebbe dato questa lettera. Spero solo che tu provi per lui lo stesso amore che lui prova per te. Ma ho voluto scriverti, perché volevo che tu sapessi una cosa molto, molto importante: sono contenta che ti ha trovata. Vorrei solo poter essere li in qualche modo, per conoscerti, ma forse in un certo senso ci sono. A parte mio marito e i miei due bellissimi figli, tu sei la persona più importante del mondo, per me, perché io non ci sono più e ora loro sono tuoi. Devi promettermi di avere cura di loro, di farli ridere, di abbracciarli quando piangono, difenderli e insegnare loro cos’è giusto e cos’è sbagliato. Il pensiero che tu ci sia mi dà speranza. Spero che Alex si ricordi com’è sentirsi giovani e innamorati; spero che Josh trovi qualcuno con cui andare a pesca; e che Lexie abbia qualcuno che l’aiuti il giorno del suo matrimonio. Spero che un giorno la mia famiglia sia di nuovo unita. Ma soprattutto, spero che in qualche modo io sarò sempre li con voi. A proteggervi."

 

 

 

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Hɑi ɱɑi ɾiʄlettʋtσ sʋll'iɾσɳiɑ ɗellɑ νitɑ?

Desiɗeɾiɑɱσ cɾesceɾe νelσceɱeɳte, sσlσ peɾ ɾiɱpiɑɳɠeɾe lɑ ɠiσνeɳtʋ̀ cɧe ɑɓɓiɑɱσ lɑsciɑtσ ɑlle spɑlle.

Tɾɑscʋɾiɑɱσ lɑ sɑlʋte peɾ ɑccʋɱʋlɑɾe ɗeɳɑɾσ, peɾ pσi speɳɗeɾe ʠʋel ɗeɳɑɾσ ɳel teɳtɑtiνσ ɗi ɾecʋpeɾɑɾe lɑ sɑlʋte.

Viνiɑɱσ cσɳ l'ɑɳsiɑ peɾ il ʄʋtʋɾσ, seɳzɑ ɠσɗeɾci il pɾeseɳte, e ɑllɑ ʄiɳe ɳσɳ ɾiʋsciɑɱσ ɑ νiνeɾe ɳé il pɾeseɳte ɳé il ʄʋtʋɾσ.

Aɠiɑɱσ cσɱe se lɑ ɱσɾte ɳσɳ ci ɾiɠʋɑɾɗɑsse ɱɑi, peɾ pσi ɱσɾiɾe seɳzɑ ɑνeɾ ɱɑi νissʋtσ νeɾɑɱeɳte!

Viνi iɳteɳsɑɱeɳte σɠɳi "ɠiσrnσ", pσicɧé è ʋɳ ɾeɠɑlσ, eɗ è pɾσpɾiσ peɾ ʠʋestσ cɧe si cɧiɑɱɑ "pɾeseɳte"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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