Mi sono chiesta spesso a chi toccasse salvare quelle come me.
Quelle che s'addormentano in posizioni impossibili, si svegliano a metà notte e non s'addormentano più. Quelle che hanno i pensieri che si annodano tra i capelli e vanno in giro spettinate senza rendersene conto.
Quelle che si commuovono subito, ma sono anche brave a tenere il broncio, ’che i torti immeritati proprio non li facciamo scivolare giù. Quelle un po’ fuori epoca, fuori tempo, che si sentono sempre un po’ troppo avanti, o troppo indietro, ma mai azzeccate, mai a modo, mai a genio.
Ci ho pensato più e più volte, e alla fine, l'unica cosa che m'è venuta in mente è che quelle come me non le salvi, non le leghi e non le tieni strette. Quelle come me devi lasciarle libere, ’che se provi a tenerle in gabbia buttano giù anche il cemento.
Devi lasciare che si leghino senza legarle, perché se lo fan da sole, è per scelta, se provi ad importi, trovano una via di fuga.
Anche a costo di impiegarci una vita. Quelle come me si portano addosso i segni del tempo, ma non si lasciano cambiare mai.