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Leone

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zipna più di un mese fa

 

Sono il pesce fuor d’acqua anche il primo di aprile

La pecora nera che non torna all’ovile

La risposta tardiva a discussione già chiusa

Sono il suca inviato al posto di scusa

sono il kleenex nei jeans quando è avviato il lavaggio

e adesso amami, avanti, se ne hai ancora il coraggio.

 

Io sono la frase che rimane sospesa

Non gioco d’attacco, sono forte in difesa

Sono quella “tranquillo, la risolvo da sola”

E finisco a far fiocchi coi miei nodi alla gola

Ma se pesti i miei sogni poi paghi il pedaggio

E adesso amami, avanti, se ne hai ancora il coraggio.

 

Sono il quadro inclinato, sono l’asimmetria

Il capriccio infantile se ti portano via

E ancora aspetto che arrivi, nei giorni più brutti,

quel bambino nascosto che poi libera tutti

Sono l’ansia che sale prima di un lungo viaggio

E adesso amami, avanti, se ne hai ancora il coraggio.

 

Sono il nero mascara sugli asciugamani

Che a struccarmi, la sera, c’è tempo domani

Sono quella partita che si gioca ai rigori

Ho tenuto per te i miei danni migliori

Vieni a farti due passi nel tuo lato selvaggio?

E poi amami, avanti, se ne hai ancora il coraggio.

 

Enrica Tesio
Da Filastorta d'amore (Giunti).

 

Photography Datonya Williams

 

 

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angoli puntati al cielo

promessa di sorriso 

muto

intrappolato d'ombre

 

lacrima vola

piove di mezzo sole

 

 

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eh beh.. 

 

 

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|Tu sei la quiete, la dolce pace;
Tu lo struggimento
E ciò che lo placa|

 

[Friedrich Rückert]
[ ph Laura Makabrescu ]

 

 

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Tutti i miei falsi amori e falsi affanni
mi hanno portata a questa verità. Ho cinque dieci trenta cinquant'anni:
è un'assemblea di tutte le mie età. Cara ferocia, crudeltà magnanima:
nel sangue, in ogni stilla stride l'anima.

 

Patrizia Valduga (“Poesie erotiche”, Einaudi, 2018)

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Mai, non saprete
mai come
m’illumina
L’ombra che mi si 
pone a lato, timida,
Quando non spero
più.

Giuseppe Ungaretti

 

 

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La vita che ho vissuto

La vita che ho vissuto è un fiore che mi sboccia nell'anima a ogni sbocciar di mattino dal tronco cupo della notte. Tutto il passato mi ritorna incontro e mi stringe in un amplesso caldo come le braccia dell'amore; e mi ridona ciò che non ho mai perduto. 
Di quanto mi ha sfiorato lungo il cammino nulla è andato smarrito: ciò che è passato e rimasto, e chi mi ha stretto un giorno le mani me le ha riscaldate per sempre.
Tutto l'amore che ci fu mi è rimasto nel cuore come un bene inconsumato, tutto il dolore che m'afflisse s'è fatto luce che risplende. Non maledico nessuna ora e nessuna gioia; nessuna felicità anche se è scomparsa, nessun amore anche se mi ha tradito,  nessun uomo, anche se si è allontanato senza guardarmi.

(Adriana Zarri, La mia voce sa ancora di stelle. Diari 1936 - 1948, Einaudi 2023; L'arcobaleno delle ore, pag. 246)

Immagine: Gideon Rubin

 

 

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Tutti seguono schemi prestabiliti, con una velocità prestabilita, in modo predisposto. 

Perfino le reazioni sono prescritte: allegria, tolleranza, amabilità, ambizione. 

Il divertimento è organizzato nello stesso modo, sebbene non con lo stesso sistema; il resto è pure uniforme; la gita domenicale in automobile, i programmi televisivi, le riunioni e i ricevimenti ufficiali. 

Dalla nascita alla morte, dal lunedì alla domenica, da mattina a sera, tutte le attività sono organizzate e prestabilite. 

Come potrebbe un uomo prigioniero nella ragnatela della routine ricordarsi che è un uomo, un individuo ben distinto, uno al quale è concessa un'unica occasione di vivere, con speranze e delusioni, dolori e timori, col desiderio di amare e il terrore della solitudine e del nulla?

 

(Erich Fromm)

 

Immagine: Opera di Francesca Woodman

 

 

 

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Non vi lasciate illudere
che è poco, la vita.

Bevetela a gran sorsi. 

Non vi sarà bastata
quando dovrete perderla.

Bertolt Brecht 

***

Ph. Marta Bevacqua

 

 

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Insinuarsi 

E, forse, la vittoria vera
su tempo e gravità: 
passare senza lasciare tracce, 
senza proiettare ombra sui muri. 

Forse, con la rinuncia prendere? 
Cancellarsi da ogni specchio?
Come Lermontov al Caucaso, 
insinuarsi, 
senza turbare le montagne.

E, forse, unico diletto: 
con le dita di Bach sfiorare l’organo
senza turbare l’eco.

Disfarsi senza lasciare cenere
per l'urna.

Forse, con il raggiro prendere? 
Da tutti gli orizzonti uscire? 

Nel tempo, 
come nell'oceano, 
insinuarsi, 
senza allarmare le onde.

 

Marina Cvetaeva, "Insinuarsi", 1928
 

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