
...non so che farai ,che faro', sono gia' a farlo e tu mi manchi da morirne e rinascere, senza te, senza farlo davvero....da sola, tu ci se,i da sola mi fai ancora di te, da sola ti sento e ti voglio...
ancora....
E mi chiedo dove siamo andati a finire noi due. Come è potuto succedere? Dove è andato a finire tutto quello che ci sembrava così prezioso, dov'è lei e dov'è la persona che ero allora, il mio mondo?

È facile amare qualcun altro, ma amare ciò che sei, quella cosa che coincide con te, è esattamente come stringere a sé un ferro incandescente: ti brucia dentro, ed è un vero supplizio. Perciò amare in primo luogo qualcun altro è immancabilmente una fuga da tutti noi sperata, e goduta, quando ne siamo capaci. Ma alla fine i nodi verranno al pettine: non puoi fuggire da te stesso per sempre, devi fare ritorno, ripresentarti per quell’esperimento, sapere se sei realmente in grado d’amare. È questa la domanda – sei capace d’amare te stesso? – e sarà questa la prova.
Jung, dai seminari su "Così parlò Zarathustra" di Nietzsche

Sono le parole nude quelle che ambisco a farti sentire...