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maddy.dc 09 maggio

Quando ti senti bloccato, quando ti senti buio
Osserva la natura, prendi esempio

Forse è il momento di imitare la terra:
 accogliere un seme, un desiderio, una nuova idea. Nutrirlo, tenerlo al caldo e al segreto, permettergli di radicare. Diventare casa, roccia, solidità. Essere stabili come una pietra, morbidi come un prato in primavera, la mattina presto. 

O forse è il momento di imitare il fuoco:
Finalmente, tornare a bruciare per qualcosa. Sentire, sentire quel calore che arde, quella fiamma che ravviva, quel fuoco che divampa. 
Affidarsi a quell'ispirazione che accende, a quella passione che divora! A volte, è giusto permettersi di essere consumati dal Fuoco, come fa la legna quando arde.

O forse è il momento di imitare l'acqua:
l'acqua non conosce blocchi, perchè l'acqua sa fluire, sa infiltrarsi, sa sempre trovare una strada. L'acqua aggira il problema trovando una via attraverso di esso: l'acqua è perseverante: dolcemente scava anche le rocce.
L'acqua è testarda e contemporaneamente si arrende sempre: ecco, l'acqua sa vincere  accogliendo l'ostacolo, abbracciandolo e superandolo.

E se invece fosse il vento, da imitare?
Forse è arrivato il momento di portare scompiglio e di scompigliarsi anche le idee.. di farsi invisibili, leggeri, ma fortemente Presenti. Forse è arrivato il momento di scuotersi, come il vento scuote i rami, far cadere le foglie secche e poi volare, volare alti! Forse è arrivato il momento di partire, di fare quel grande Viaggio o di fare quel grande Salto! 

O forse quando ti senti bloccato, quando ti senti buio, puoi anche imitare il buio.
Abbracciare ogni cosa, muoverti felpato, silenzioso: nasconderti se necessario.
Accogliere tutte le cose che stanno fuggendo, dare un riparo, permettere il riposo.
Sentire il dolore, prendere la scala che scende verso il basso. 
Aprire la botola , guardarci dentro: vedere che in fondo, in fondo, brilla una stella.
Allungare la mano, riuscire a prenderla.
La luce della stella è così forte!
Il buio scompare, il blocco è superato:

È in arrivo una nuova primavera...

Quando ti senti bloccato, osserva la natura
Fatti prendere per mano
È maestra e medicina

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maddy.dc 08 maggio

"Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita. Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore. No, al momento della morte tutto diventa finalmente reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita. 
La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato.
Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c’è più tempo.
Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza ”ti amo” a chi avevamo accanto, ”sono fiero di te” ai figli, ”scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.
Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.
Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l'adolescente scorge nell'addensarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nell'affermarsi della sua vita: amori.

(Alessandro D'Avenia - Ciò che inferno non è)

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maddy.dc 7 ore fa

 

 

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maddy.dc 06 maggio

 

 

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