Tzia Annunziata, 100 anni e Tziu Antonio, 104. Perdasdefogu è il paese con la più alta presenza di centenari del mondo . Primato confermato e certificato da Guinness of Record centenari
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Tzia Annunziata, 100 anni e Tziu Antonio, 104. Perdasdefogu è il paese con la più alta presenza di centenari del mondo . Primato confermato e certificato da Guinness of Record centenari
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Ogni prima domenica di settembre i fedeli di Cabras (Oristano, Costa Centro-Ovest Sardegna) celebrano San Salvatore. (Santu Srabadori)
Le origini delle celebrazioni si fanno risalire al 1619 d.C., quando a causa delle incursioni dei Mori che coinvolsero questo territorio per un lungo periodo di tempo, per mettere al sicuro la statua del Salvatore durante uno degli assalti moreschi, gli abitanti del luogo diedero vita a una lunga e veloce corsa. Secondo la leggenda, gli "Scalzi" usarono al posto delle calzature dei rami legati ai piedi nudi, in modo da sollevare più polvere possibile durante la corsa e sembrare così molto più numerosi. Lo stratagemma funzionò in pieno, in quanto i Saraceni, spaventati all'idea di essere di fronte a un grande esercito, si diedero alla fuga. Il villaggio e il simulacro di San Salvatore erano in salvo. Da allora, ogni anno, in ricordo di quell'episodio miracoloso, il rito viene ripetuto per rinnovare il voto fatto al Santo.
Cagliari " Bastione St Remy "
Questa moderna porta monumentale del 1800 è stata costruita sulle vecchie mura del castello e prende il nome dal primo vicerè torinese barone di Saint Remy . Unisce Castello ai sottostanti quartieri Marina e Villanova. Dalla terrazza Umberto I si apre un ampio panorama sulla città e il porto e si accede al bastione di Santa Caterina.
"La mia prima Sardegna, quella che mi è rimasta nel cuore e mi ha fatto diventare in breve tempo più sardo dei sardi, è stata quella delle barche dei pescatori, non degli yacht. Dei pascoli e delle grotte, non delle ville miliardarie.
Vedendo questi posti e conoscendo questa gente, si è creato dentro di me un punto d’appoggio che lassù avevo perso per sempre.
Ma poi, un po’ alla volta, mi hanno fatto conoscere i paesi dell’interno, i contadini, i pastori.
Ricordo una famiglia dei dintorni di Oristano che si era affezionata a noi, intendo noi giocatori di quei primi anni, e ci ospitava volentieri nutrendoci a malloreddus e bistecche di cavallo. E poi la Barbagia, l’Ogliastra, la foresta di Montarbu.
Che emozione entrare in quelle case, ma tante, mica una, in cui nella sala da pranzo c’era la mia foto in mezzo a quelle di famiglia, dei nonni, dei bambini.
Avevo evidentemente una predisposizione caratteriale per diventare sardo, mi identificavo in questa gente e loro in me.
Sono diventato uomo qui, perché avvertivo la ricchezza di questo rapporto umano: e più la gente era povera, più l’affetto era istintivo, automatico. Affettuosi, calorosi, ma con quella sobrietà che è sempre stata anche mia.
La gente qui ti lascia vivere, e se ti ferma per strada è con grande rispetto."
[Gigi Riva]
Fonte: autobiografia "Mi chiamavano rombo di tuono"