Al lento vacillare stanco
di un’altra fiamma perduta,
al lento disfarsi e svanire
del mio amore ormai lontano,
che pure mi diede tant’ala
a levarmi sul mondo
e tante cose dolci e segrete
mi cantò nell’orecchio,
o, più profondo, nel cuore vivo,
cose trepide di dolcezza,
che nessuno saprà mai,
che mai saprò ridire,
al dileguarsi inesorabile di tutti i mie i sogni
al morire di un’altra illusione:
mi ritorna nell’anima il monotono ritmo del tempo,
la vita orrenda, sempre uguale,
e il martellare dei pensieri inutili,
l’interminabile struggermi grigio
in mezzo allo spettacolo del mondo
sempre uguale...
Cesare Pavese