La felicità, era un messaggio semplice, che trovavo la mattina,
uno di quelli che ti fa sorridere e dimenticare per un momento chi sei, come vivi, perché soffri.
Lo leggevo piano, come si fa con le parole che non vuoi spaventare.
Aveva il profumo del caffè appena fatto e la luce incerta delle sette,
quando il mondo non ha ancora deciso se essere gentile o crudele.
Era in quelle righe che ricordavo di poter esistere senza dover spiegare tutto,
senza dover essere migliore, o più forte.
Bastava sapere che qualcuno, da qualche parte,
aveva pensato a me con la stessa dolcezza con cui si pensa alle cose fragili.
E allora sì, per qualche minuto, non avevo bisogno di nient’altro.






