Nell’oscuro Cielo cristallino galleggiano splendenti le dee del firmamento, stelle serafiche che danzano eteree intorno alla Madre, munifica Luna. Anime austere d’antico bagliore, regnanti silenti della volta celeste. D’ordine intrise, con sommo zelo, sempre a seguire ogni ritmo lunare. Ma ve n’è una fra tante, dalla funambolica mente, che soleva sorprendere con insolite gesta. Helel è il suo nome, dolce stella ribelle, il cui nobile cuore di passioni si accende. È un giorno assai lontano quel che oggi andiam narrando, un giorno senza nubi, ma che alle stelle diede affanni. Gli astri diligenti come sempre ancor danzavano, al cospetto di quella Madre che parea lontan miraggio. Ma d’un tratto la più gioiosa fece un balzo oltre il cerchio, oltrepassando il firmamento ove la danza largheggiava. Era Helel, eroica stella, che sotto gli occhi delle antiche sorelle, scrutava ammaliata l’oscuro infinito. V’era in quell’Abisso un arcano custodito, oltre il nero orizzonte la promessa di un regno a lor negato.
Profilo BACHECA 3344
Smunte nella tenèbra
entro a sudari, pallide stelle
le loro torce agitano.
Fatue luci dai più remoti cieli schiaran fioche,
archi su archi svettanti,
la navata della notte nera di peccato.
Serafini,
le osti perdute si svegliano
a servire sino a che
in illune tenèbra ognuna ricade, smorta,
levato che abbia e agitato
E a lungo e alto,
per la notturna navata che si estolle
battito di stelle rintocca,
mentre squallido incenso gonfia, nube su nube,
ai vuoti spazi dall’adorante
deserto d’anime.
Il sacrificio è la sola, vera perversione umana
In questa notte di luna che mi
fa morire
la cappa delle tenebre mi copre
e mi trasmuta
Mi accompagna in un sentiero che
oltrepassa la vita
la materia si sgretola, mi lascia,
annientato e distrutto vagando
ti cerco...
Due calici scarlatti, colmi fino all'orlo
traboccano.
Macchia purpurea sul biancore di una
tovaglia immacolata
segna l'ultimo nostro brindisi
perverso.
la luna sfoggia in cielo il suo
chiarore
perle cadono sui tuoi capelli
corvini.
sulla tua bocca di rubino.
sul tuo collo di seta
Io senza fiato, senza pace
ancora.
Voglio morderti fino a svuotarti
l'anima...
Una lama di luce al mattino trafigge
un corpo gelido.
Resto di una notte di plenilunio.
"per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore: fecemi la divina podestate, la somma sapienza e 'l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro."