Non ho mai capito il bisogno spasmodico di usare questo mezzo virtuale come una vetrina dei propri affari privati, il rendere per forza pubblico le azioni quotidiane. Questa esigenza di mettersi in vetrina. Vi siete mai chiesti a chi interessa leggervi e che pubblico potreste trovare? Perché se scrivete anche quando vi cambiate le mutande o quando non le avete è per farvi leggere, chiaro. Pensate che dar da mangiare la vostra quotidianità e i vostri segreti più intimi a gente sconosciuta vi porti un giovamento di qualche genere? La chiamate condivisione o libertà di espressione?
Ho nostalgia dei cari vecchi diari scritti a mano e nascosti sotto il materasso o nel cassetto del comodino. Così discreti, così intimamente puliti. Così autentici e non mercificati.
✷ Sirio ✷