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Si vive, si muore stop.In mezzo puoi farcire come vuoi; o come qln  promette il meglio per te o come, in un guizzo di indipendenza, riesci e li nasce il dubbio sul senso, la certezza che gli altri siano solo altri e il relazionarcisi sia una notevole perdita di energia.
Il tardi offusca i sensi: i pensieri diventano incomunicabilità, narcisismo o nichilismo come uscite, oppure sopravvivenza autistica e soffocante non vivere.
A volte capita l'istinto di innamoramento, riversi in quella cosa valori immensi, e forse per qualcuno lo è pure, forse è solo il voluto riflesso, il bisogno che serve: promesse, parole, apnee di Eros...tutto in funzione di a-mors, e intanto muore tutto, ci si ammala, ci si impegna sempre in quella bolla  ( scrivo perché) 

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1

Siamo terrorizzati e schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla.
Per imparare non c’è niente di meglio, dopo uno sbaglio, che raccogliere le idee e andare avanti. E invece quasi tutti si fanno prendere dalla paura. Hanno così paura di sbagliare che sbagliano. Sono troppo condizionati, troppo abituati a sentirsi dire quello che devono fare sempre.
A volte non hai il tempo di accorgertene. Le cose capitano in pochi secondi. Tutto cambia. Sei vivo. Sei morto. E il mondo va avanti.
Siamo sottili come carta. Viviamo sul filo delle percentuali, temporaneamente. E questo è il bello e il brutto, il fattore tempo. E non ci si può fare niente. Puoi startene in cima a una montagna a meditare per decenni e non cambierà una virgola. Puoi cambiare te stesso e fartene una ragione, ma forse anche questo è sbagliato. Magari pensiamo troppo...

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2

Ancora scelgo il sogno (e senza anestesia)
Riguardo ai miei ricordi
ho sempre avuto la curiosità
di mondi alterni
di cuscini poliedrici
di cielo contrapposto alle mie piaghe
e le parole
come prelibatezze da gustare
per non morire dentro in giorni amari.
E se
tutto il rumoreggiare dei polmoni
i reportages dei visceri in fermento
che già affollano il tempo
e gli obbligati spazi
servissero a cambiare i risultati
avrei già fatto il pieno
e d'ogni gergo o argot fatto l'incetta.

Ma se qualcuno li ama
quei momenti d'assedio
e ne fa versi, prosa o quello che gli pare
se l'ordinario è quello che lo ispira
lo capisco
pure, lasciatemelo dire
sembrano i viaggiatori
che si portano appresso gli spaghetti
anche a Kathmandu
senza voler conoscere il sapore
della shahshuka o del tentuk

io dei miei viaggi e residenze varie
da Tunisi ad Eilat, a S.José
ho ricordi di spezie, certamente
e di persone
degli occhi di chi vive anche il dolore
forse più della gioia

ma soprattutto m'incantava il cielo
e l'aria che addensava o risplendeva
sui miei pensieri in cerca dell'altrove.

 

cristina bove

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