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IlViolinistaSulTetto

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IlViolinistaSulTetto più di un mese fa

Il mio cavallo trova forse strano
che io sosti ove non c’è casa all’intorno,
tra i boschi e il lago coperti di ghiaccio
nella sera più buia dell’anno.
Fa tinnire i sonagli delle briglie,
quasi a chiedermi se sto sbagliando.
Non c’è altro suono, fuori del fruscio
del vento lieve e dei fiocchi che cadono.
Profondi e scuri sono i boschi e belli,
ma ho promesse da mantenere
e miglia da percorrere, prima di dormire,
e miglia da percorrere, prima di dormire.

Robert Frost

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IlViolinistaSulTetto più di un mese fa

La Porta Dello Spavento Supremo

Brano di Anastasio

Testo

Nell'apparenza e nel reale
Nel regno fisico o in quello astrale
Tutto si dissolverà

C'è quest'incubo ricorrente
Che mi tormenta, mi spaventa
Che mi scaraventa come una barchetta nella tormenta
Sono nel mio paese, è estate
Anzi no, è una di quelle giornate di primavera
Calma e sincera, giornate calde ma blande
L'aria è cristallina, tersa, come la mattina dopo la tempesta
Cammino ma non so dove sto andando
D'altronde sto sognando, manco mi interessa
Mi guardo intorno
E la gente che attraversa lo sguardo torvo poi
Un rumore sordo, una luce nera, assurda, mi assorda
Si allunga un'ombra ed io fuggo ma la strada è contorta
Troppo lunga, no, troppo corta, è infinita
In salita, è ripida, non mi resta molto
L'uomo senza volto dalle lunghe dita mi afferra, mi ferma
Sembra già finita, viene sera, la terra trema
Cambio scena.

È buio
Mi ha preso ma non è qui, non mi sono arreso
Nascosto dietro la porta un fucile stretto
E lui verrà da lì, lo sento, sento i passi
Aspetto che passi pronto col grilletto ed eccolo
Sparo... ma niente

E' un fantasma, mi ritrovo bambino con l'asma, terrorizzato
E con il fiato corto, lui non mi vuole morto
Lui mi segue e basta
Tu mi segui e basta!
Ma io so come fermarti, con la luce
Vado sul sicuro, mi guardo intorno e sul muro
Milioni di interruttori ma non uno che funzioni
Niente lampadine, io vorrei capire come rinsavire
Non ho soluzioni, non dovrei dormire, dovrei stare sveglio
Ma io sono già sveglio
Io non dovrei morire come questo corpo
Ma io sono già morto

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IlViolinistaSulTetto più di un mese fa

"Clona il tuo te"
E come si fa e a che serve?
"Dovresti provare, un te riservato agli altri, e un te per te"
Così diventerei un dissociato
"Opperbacco, non vorrei dirtelo ma già lo sei"
"Mal tolleri il fuori, che quasi ti impasticchi di superficie"
Giusto perché sei quel che sei , e fai pur parte di me, non puoi esagerare nello sviscerare
" Posso posso, tanto puoi negare ma conosci la verità"
Non vorrei far la fine di quella tipa  che amava essere insultata.
" Hai avuto paura soltanto, come tutte le cose che non si conoscono, sei banale!"
Vorrei i conoscere altre banalità; a proposito non ti ho mai fatto una foto.
" Sono come il tuo tronco caduto, esci e mi vedi"
No no, preferisco una fetta di pane e marmellata.
" Ecco vedi ti circondi delle cose sicure"

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IlViolinistaSulTetto più di un mese fa

​​​​​In equilibrio.

Vorrei starci , come certe scimmie dalla coda lunga del Madagascar o come i gatti che riescono sui fili a far impossibile.

Allora faccio gioco delle parole, facendomene beffa; tanto è tutto per me, anche qui, dell'esposto che rimarrà nelle intenzioni solo la miglior vertigine di questa notte.

Incompreso, incomprensibile, disatteso.

Ha senso? " Ma davvero credi a ' ste cose?"

" sprechi il tuo tempo..."

"tanto non c'è nulla, se non il vuoto che si dilata, e la meraviglia di una vigiglia, vigilante e troppo grezza"

"soffochi?"

Si e sì ancora, non dispiacertene. In fondo fa bells finzione, e trattiene una ad una le mille bugie che si impilano nella disarmante inutilità.

​​​​​​" Quando parti?"

serve? Vorrei essere come quel gatto coi pensieri da gatto e quei suoi equilibri.

"grida allora"

non ho più voce...ma tu chi sei?

" come chi sono! sciocco sono la tua mente bastarda, l'amante dei tuoi giorni che ti fa mancare il respiro"

allora sí, ecco non respiro e trattengo fin che posso.

"perderei i tuoi racconti!"

perderó me, in verità, o forse è solo una scusa

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IlViolinistaSulTetto più di un mese fa

Che triste destino: separato dalle mie radici, trasformato in qualcosa che mai avrei voluto essere, le mie vene essiccate al sole. E adesso questo corpo su di me, corpo dolente col respiro corto, corpo frustato, trafitto, sputato. Mai piegato. Lo sento sempre più debole, il suo sangue mi si appiccica addosso. Sento le voci di coloro che hanno amato quest'uomo. Sono ai miei piedi, ogni tanto sollevano il capo e io vedo i loro occhi che traboccano lacrime, vedo i loro sguardi che traboccano amore, unico antidoto al dolore che li scuote. Lo conosco quell'amore, anzi lo riconosco. E' l'amore che quest'uomo, questo che mani assassine hanno inchiodato su di me, ha predicato, insegnato, vissuto in ogni sua azione, nei pensieri, nelle opere. Senza omissioni. So queste cose perché, anche se adesso sono solo due pezzi di legno incrociati, sono lo stesso legno che il padre ha usato per costruire la culla del bambino che oggi riconosco come il Messia, lo stesso che le mani di quest'uomo hanno accarezzato da bambino, quando aiutava il padre nella bottega. Sono quel legno su cui si è mille volte appoggiato per riprendere il fiato nei suoi lunghi viaggi. Sono l'albero che gli ha regalato l'ombra, attorno al quale ha raccontato l'amore di Dio ai suoi discepoli. Sono il legno di cui era fatta la barca su cui ha faticato con i suoi amici nel tirare su le reti. Sono il legno della tavola su cui questa notte ha cenato, offrendo pane e vino. Di quel vino alcune gocce sono cadute su di me, avevano la stessa consistenza di quelle che adesso colano dalle sue ferite. Sono il legno di tutte le porte che si sono aperte per accoglierlo, sono il legno della porta di Simone, attraverso la quale è entrata la donna che gli ha lavato i piedi con le lacrime. Io l'ho capito, quelle lacrime erano di gioia. La gioia dell'amata che può toccare l'Amore, perché mai quest'uomo si è sottratto all'incontro, al contatto fisico, alle carezze e ai baci da ricevere o da donare. Questo corpo ve lo riconsegno, ora che ho sentito il respiro mentre lo abbandonava. Vi riconsegno questo corpo che, voi già lo sapete se lo avete ascoltato con attenzione, sarà per sempre con voi.

( Boh)

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